E all’empietade, iri miglior via condotto Per le mie cure erga al ciel gli occhi, e dica lo vi saluto, rispettosi avanzi Bel mio antico fedél, di quel che i doni Suoi mi recò, perchè il mio spirto avesse Vigor per la virtude, e vigor sempre 1 miei passi guidò! No, giammai fin Cli io mi scordi quel dì per me felice, Quando di perdizion V obliqua strada Cieco io calcava - Ancor pensando io tremo -I/ abisso eterno a piedi miei già aperto, Ba cui mi trasse il suo fedel consiglio, Jj avviso salutar. Misero, appena Di religioni sapevo il nome: ignoto M' era che religione fosse in terra. 0 soavi precetti! al vostro suono Bell' evangelio le pupille apersi Al lume della fede. Ora la miro, Vostra mercè, dilette ossa giacenti. Il più nobil però, stabil, perenne Monumento per noi, sia d’ esser scritti Della vita nel libro. A ciò ne infiamma Santa ambizion, e fa che sia conforme De’ giorni il corso all’ invariabiI modo Di solida pietà. Sien pur negletti E obbliati dal mondo i nostri nomi, Ma sian del Nume in rimembranza eterna. Non gli ricorderà fama sospetta, Nè ripeter con enfasi superba S’ udràn per poche passeggere etadi ; Ma f angelica tuba al giorno estremo