Ì08 Qual conforto, o mortali, e qual sicura Fiducia! Ecco il cammin formato e( aperto Dall’Uom Divin. Or vi passate. E dolce Con coraggio soffrir, morir con gioia. Dopo eh’ ei riposò nel tetro e oscuro Luogo di morte, diradar le nubi, Le tenebre sparir, la luce apparve. Si, questi vili e polverosi strati Per gli eletti bau dolcezza; e pel cammino Ne’ regni tenebrosi ei vi dà scorta. In Lui sperate, e la possente destra Stendasi a voi nell’ orride regioni Terribili di morte, infin le soglie Della Sion celeste. E già vicina A cangiarsi natura; e iia che torni Tra poco all’ alta dignitade antica, Nè più si vegga a variar soggetta. Non più pena è la morte, anzi, è ristoro E premio al giusto, che incomincia un nuovo Corso di vera vita. Allor risorge Dal sen dell’ abiezion, della miseria, E nasce ad altra incorruttibil vita. Crisi felice è il suo respiro estremo, Per cui rinasce al vero gaudio. Allora Che lotta per lasciar la terra ingrata, Scuote il suo giogo, e sino al ciel s’ innalza. Alme timide, o voi, cui il solo aspetto D' un sepolcro atterrisce, e di spavento Vi pinge il volto, e vi conturba e affanna, Voi siete, è ver, sotto il mortai legame, E quai schiavi tremate al fischio solo