— 151 — ria, d’aria. Presi la strada dei campi. Non ritornai che a notte. Andai subito da lei. Era sveglia e mi aspettava. La vidi e mi parve che gli occhi m’ingannassero ! Tanta vita negli occhi ! E la sua bocca così rossa ! « Che guance belle; che labbra vive! Che labbra rosse ! «M’awicinai per baciarla, per sfogarmi. Oh, ma chi mi crederebbe senza rimaner di sasso? Prima, sveglia aveva sentito sgomento per le sue labbra bianche, e se le era tinte con la vernice rossa della parete. « Tanta pazienza e sacrifizio divino in una bimba di sei anni, mi tagliarono tutte le forze. Caddi esausto vicino a lei. « Il mio corpo era morto, e la testa mi sembrava dovesse scoppiare e ridursi in frantumi per una ribellione cieca. « Piansi. « La baciai e mi addormentai accanto a lei. Il mio vicino interruppe di nuovo il racconto. Era bianco, come la calce. Sospirò. Si alzò in piedi. Guardò fuori la finestra e disse bruscamente: — Che stupidi siamo! Il sole è da molto nel cielo e noi ancora qui colle candele accese. In verità fuori era giorno. Ma io rimasi costernato guardandolo mentre camminava rapidamente per la stanza. Un leone furente chiuso dentro le grate di ferro. Si fermò accanto a me e mi strinse il braccio.