— 39 — non mi amassi tu. Non so nemmeno io descriverti il sentimento strano che mi agghiaccia il cuore, cioè non tanto agghiaccia, quanto lo rende sonnolente. Non ho desideri, £ e tu m’hai insegnato ad averli... Ti pare strano ciò. Mi sembra che ti potrei baciare se non temessi da parte tua la restituzione del bacio; mi sembra che potrei amarti quando tu invece fossi inquieta con me. — Non posso esserlo... non posso fingere... in nulla -— disse ella. Poi aggiunse triste, con calma e colla sua voce profonda: — Perchè dal tuo amore, vedi, dipende la felicità dell’intera mia vita... Ora, Castelmare ha la mano libera... non ho ragioni per oppormi a questo matrimonio, poiché tu non vuoi saperne di me. Non voglio fuggire dalla casa di mio padre, perchè devo dimenticare la mia sventura, fosse anche per mezzo d’un’altra sventura... Sono donna... ho creduto d’essere bella... non lo posso più credere... ho creduto di poter sdegnare l’amore d’uno che mi ama... sono stata ricompensata crudelmente per quel disprezzo nella stessa misura. — Cezara — disse egli piano e commosso... — mi lascerai tu riflettere su tutto ciò ? Ho un cuore e una mente strani. Non vi penetra nulla direttamente. In me un’idea rimane intere giornate alla superficie della mente, e non mi tocca, nè m’interessa. Soltanto dopo molti giorni essa vi penetra, ed allora si abbarbica profondamente insieme alle altre che vi trova. Cezara... i miei sentimenti sono lo stesso. Posso vedere un uomo caduto morto per la strada e nel primo momento non provare nessuna impressione... dopo molte ore mi apparisce l’immagine sua e comincio a piangere... piango molto e la sua