— 70 — bagnati dalla pioggia s’attaccavano alle sue memb/a rotonde e dolci, e la sua faccia pallida, d’un pallore umido come la cera bianca, le sue piccole mani riunite sul petto, i suoi capelli disciolti e sparsi sul fieno, gli occhi grandi e chiusi, incavati nelle orbite, la rendevano molto bella, ma sembrava una morta. Sulla fronte umida e bianca, Fat Frumos sparse un po’ di fiori celesti, poi si sedette accanto a lei e cominciò a cantare sotto voce. Il cielo sereno come un mare, il sole come una faccia di fuoco, e i fiori che riprendevano vita la fecero dormire a lungo, serenamente, accompagnandola nei suoi sogni colla voce singhiozzante del flauto. Quando il sole giunse a mezzogiorno, la natura taceva e Fat Frumos ascoltava il respiro tranquillo di lei, caldo ed umido. Si piegò piano piano e le baciò la faccia. Allora ella aprì gli occhi ancora pieni di sogni e stendendo le braccia tutta sonnolente disse piano e sorridendo : « Tu sei qua ? — Ma no, non sono qua, non vedi che non vi sono ? » le rispose quasi piangendo dalla felicità. E siceome egli le stava vicino, ella stese il braccio e lo prese per la vita. — « Andiamo, alzati, disse egli, ac- s carezzandola, — E giorno pieno ». Ella si alzò, con le mani scostò i capelli dalla fronte, li rigettò sulle spalle; egli le abbracciò la vita ed ella gli cinse il collo e così andarono tra le aiuole fiorite ed entrarono nel palazzo di marmo dell’ imperatore. Fat Frumos la condusse dall ’ imperatore e gliela presentò come sua fidanzata. L’ imperatore sorrise, poi prese per la mano Fat Frumos come se gli volesse dire qualche cosa in segreto e l’attirò verso la finestra di dove scorgeva la distesa