— 118 — secondo la vecchia e amichevole abitudine essa mi avrebbe approvato — quando invece sentii dirmi con una rabbia nascosta con molta arte: « Voi leggete troppo, sapete troppo, osservate troppo e parlate troppo... ». «In quell’istante come per miracolo, mi parve di vedere sotto la sua pelle tutto l’organismo grossolano del fallito. La stessa frase, le stesse parole, la stessa rabbia e lo stesso disprezzo. « Avrei voluto dirle: «Potevate scacciarmi un po’ meno crudelmente ». Il coraggio mi abbandonò. Chi crede che la giustizia abbia dell’audacia — non sa ciò che dice. « Il giorno dopo lasciai anche la casa dell’alto impiegato. Questa volta triste, con un principio di dubbio, di disgusto e di non so che malattia della quale gli effetti fisici sento dappertutto, ma specialmente nel cervello. « Non potendo stare da nessuno decisi di fare il copista per terminare il corso di medicina. « Nella nostra sezione si doveva fare un rapporto al ministro del demanio. Il Capo Ufficio mi diede a copiare la brutta copia, una minuta lunga, di fogli senza nessun ordine, senza nessun senso ; sbagli di frasi, di parole, di punteggiatura ; sbagli di logica, motivi deboli ; mancanza di studio, mancanza di base, mancanza di forma. Feci notare al Capo Ufficio alcuni sbagli troppo grossolani per la quantità di sciocchezze che racchiiudevano : « — Voi sapete troppo, osservate troppo... » « Sicuramente tutto il mondo si era messo d’accordo per torturarmi con le stesse parole insopportabili. « Il mio superiore era cattivo, ma, senza saperlo, dieci volte più cattivo con me. Non potendomi dominare io