— 147 — parlava di un nuovo apparecchio di trasfusione immediata e riprese: « La bellezza della natura mi era indifferente. Passare per i campi dorati, per i prati fioriti o scendere una vallata melmosa, era la stessa cosa per me. Un pensiero solo: che disturbo ti dà la povera bimba? L’amo o no? Bisognerebbe che mi inginocchiassi davanti a lei, appunto perchè ha la bella e nobile testa della madre. E possibile che il dolore abbia fatto di me un cane tranquillo senza una goccia di amore e senza una goccia di pietà? « Oh quanto pii sono sforzato, quanto mi sono tormentato il cervello per sapere se l’amavo o no, questa bimba mia e sua, leggera come un’ombra, bionda e dorata come la stella mattutina, soave come una santa, fragile come un ramoscello verde e triste come un occhio di morto che si chiude. E mi guardava timorosa, pronta a piangere, pronta a sorridere, mendicandola mia carezza assopita. La sua mente si sviluppò da sè, in un modo sorprendente. Aveva ormai più di sei anni. «Una sera, dopo di aver camminato tutta la giornata, • mi avvicinai alla terrazza della casa, stanco e senza un solo pensiero nella mente. A chi non sarebbe piaciuta quella sera d’estate, stesa come un crespo nero - grigio sull’aria infinita dei campi? Chi non avrebbe ammirato il cielo senza una nube, cupola gigantesca sulla cui cima, qualche stella, come un occhio d’argento, cominciava a brillare? Chi non avrebbe ascoltato con piacere il ritorno dal pascolo delle mandrie, il suono dei campanacci misto alle grida dei giovani