— 254 — zogiorno passando sempre vicino alla casa di Borivoie. Il padre Tonea guardava le foglie che il vento sempre più insaziabile decimava nei giardini e disperdeva lontano al disopra del muro e della riva alta. Padre Tonea sentiva, come mai in vita sua, la morte della stagione e la tristezza dell’acqua senza caicci dalle ali di cigno gli si svelava amaramente per la prima volta. La disciplina spirituale che s’imponeva e l’asprezza di soldato del Signore più felice per una ferita dolorosa che per le fanciullaggini del sognare non potevano più in lui, povero ferito, scacciare il sogno sottile e femmineo. Quest’uomo forte si smarriva per le strade e si fermava vinto da un nulla : da quei fili di ragno che volano in primavera. Dove andava ora!, cosa voleva? cosa avrebbe risposto all’uno e all’altro?... per tutte queste domande aveva nel cuore invece della risposta uno slancio violento sen-z ’altra ragione che quella di dovere andare avanti, e sulla labbra la parola di cui cominciava a vergognarsi : che andava a Cladova per prendere da Traico certi denari. — Guardate un pò lassù: quelle finestre illuminate sono della fattoria di Padron Traico. Certamente ti a-spetta, padre Tonea, — Non può essere così — rspondeva il prete ritornando in sè dalla sua meditazione. ■— Traico non sà sicuramente che vado; d’altra parte non posso andare a casa altrui così tardi. Trascorrerò la notte a Cocosci.