— 49 — Ha raccontato tutto, a chi deve la sua ferita. Fuggi... ti prego! Possono inseguirti anche stanotte. Il più triste è che il conte vuol fidanzarsi con me nello stato in cui si trova ed io non ho nessuna forza di resistergli !... Ma ti amo. Credo che non sopravviverei alla mia disgrazia. Rimanendo qua non mi salverai e mi farai morire di pena-uccello mio! Fuggi, e forse che... ah, dov’è la speranza alla quale potrei afferrarmi? non vedi che non so cosa aggiungere?... Vorrei dirti: vieni da me, ¡ma non lo posso, Dimmi: perderti per vederti ancora una volta? No! Fuggi, Ieronimo, forse un caso imprevisto mi conserverà per te... forse il conte morirà... gli auguro la morte... ti amo! No, non credere che ti ami tanto da obbligarti a rimanere... Addio... mio caro. Cezara ». Ieronimo si coprì le spalle col mantello ed uscì insieme a Francesco, il quale sulla riva del fiume gli dette la sua barca. Egli abbracciò il vecchio amico, spinse la barca dalla riva, vi salì e scese la corrente finché non arrivò alla superficie calma ed infinita del mare: qui gettò i remi ed il timone nell’acqua, si stese nella barca sotto l’immensità stellata del cielo e come un granello galleggiante sull’immensità delle acque — si addormentò d’un sonno profondo. Il giorno seguente il sole era già alto sull’orizzonte, quando egli aprì gli occhi... Vide che la sua barca si era incagliata tra le roccie... Il sole regnava nel cielo e riempiva il seno del mare della sua luce. Sulla riva del continente vide sorgere dalle roccie ricoperte di 4,