— 246 — la lotta sua interiore tanto più quanto il Danubio oggi nero e mostruoso gli appariva, invece nel quadro dei ricordi sotto un’immagine di bellezza indimenticabile e ben disposto.... Era ia vigilia dei Santi Apostoli e alla parola mandata da Padre Traico, il padre Tonea aveva deciso di passare a Cladova per prendere la sua percentuale. Era una giornata splendida e d’un azzurro meraviglioso. Il Danubio da lontano luceva come un pugnale ricurvo messo daJ Signore per frontiera tra i campi di gente vicina (di nazionalità diversa). E entrato a Cladova verso le due dopo mezzogiorno ed è andato in cerca di Padron Traico prima al negozio. Ma Traico non era lì. Un commesso lo avvertì che il padrone gli aveva lasciato detto di cercarlo a casa. La casa di Traico era nella vigna. Il prete aveva preso la via lungo le case turche e per i vicoli stretti era uscito fuori di città. Dì là si vedevano la casa e la vigna al di sopra delle altre vigne. Il padre Tonea penetrò nel dominio ben curato e pieno di diversi alberi e di cespugli fino alla casa, al di là della casa veniva la vigna. Si avvicinò all’abitazione dominandosi con violenza e rimproverandosi (spiritualmente. Ma nessuno gli venne incontro. Allora padre Tonea aveva salito la gradinata della terrazza che era invasa dai rami pieni di frutti maturi d’un albicocco ed era entrato per l’anticamera dalla porta spalancata. A sinistra c’era una porta semi aperta; ma il prete con gli occhi abbagliati dalla luce di fuori rimase per un i-stante immobile ed incapace di distinguere qualche cosa dentro. « Chi c’è a casa ?» « Ci siamo noi » gli rispose