— 124 — radice della fronte, in treccine graziose sugli orecchi, piccoli e bianchi. « Mai avevo incontrato un essere, la cui vita interiore dipingesse meglio la dolcezza morbida deH’anima nella pelle trasparente delle gote, nello sguardo melanconico e mite e nella voce dolce, vibrante e fusa, come un canto che si perde in lontananza. Una volontà debole quasi morta, una sensibilità calda, delicata ma incerta. Un’impressione piacevole ricevuta bruscamente, era per lei un v‘ ro dolore, ella trasaliva come se si fosse tagliata, arrossiva, nascondeva la faccia nelle mani e gli occhi le si inumidivano, il piacere ed il dolore in essa erano talmente collegati che nè l'uno nè l’altro potevano nascere e vivere divisi. Il suo sorriso era melanconico, la sua allegria era triste, la contentezza profonda l’indeboliva, la fiaccava, l’obbligava a sedersi piano sulla sedia come se svenisse per la febbre. Era una meraviglia strana: taciturna, mite, sofferente, senza aver nulla, non desiderando nulla, non cercando nulla, sempre sognando, guardando tranquilla e lontana come se mettesse in azione di giorno ciò die sognava di notte. Così com’era, ti commuoveva, ti attraeva nell’atmosfera pallida e triste che nuotava e s’aggirava intorno a lei. Non aveva la pazienza ed il piacere di leggere ; quando suonava il pianoforte, di rado e leggermente, si sarebbe detto che sotto le sue dita lo strumento fosse un pettine d’acciaio che faceva risuonare i suoi denti sopra un rocchetto perforato da aghi ; le era sforzo l’adornarsi, perchè non le piaceva la passeggiata, la società, il chiasso ; la sua mente si chiudeva con alcune verità trovate da lei stessa e dette con tanta semplicità, che molte volte mi sem-