— 54 — Tra le mura tranquille del convento ella ritrovò se stessa. La cella che le venne assegnata aveva la finestra sul giardino e sul mare ; e spesso, dopo essersi chiusa a chiave per non essere disturbata da alcuno, ella guardava per ore intere il moltiplicarsi delle onde lontane che si sperdevano all’orizzonte, e il giardino, bello e selvaggio, che allungava le radici dei suoi alberi e dei cespugli fino alla riva del mare. Altre volte, sperduta tra i viali ombrosi, estirpava cattive erbe ai sentieri o si nascondeva in un boschetto vicino alla riva e vi si tratteneva ore intere immersa nel suo desiderio senza speranza. Nei giorni caldi, ella si svestiva e, lasciando gli abiti nel boschetto, scendeva verso il mare.' Immagine meravigliosa, visione di neve nella quale la delicatezza giovanile, la dolce mollezza di fanciulla era unita alla bellezza nobile, matura e completa di donna. Attraverso la trasparenza generale di una pelle liscia, si vedevano le vene violacee e quando il suo piede toccava il mare, quando ella sentiva le acque bagnare il suo corpo, il suo sorriso diventava nervoso e selvaggio com’era stata la sua infanzia ; nella lotta col vecchio oceano ella si sentiva ringiovanire, sorrideva colla bocca stretta con energia e si abbandonava all’abbraccio rumoroso dell’oceano, tagliando ogni tanto con le sue braccia bianche le onde azzurre, nuotando di fianco e di schiena, stendendosi voi luttuosamente sul letto delle onde. Una sera ella si abbandonò di nuovo al suo amore col mare, di nuovo sorrise in faccia alle onde, con quella sua dolce e intensa voluttà. Si scoprì il collo di neve, si sciolse i capelli che ricadevano sulle spalle e sui seni