— 108 — nella carne. Quando la tirò su il sangue schizzò, corse in basso arrossendogli la camicia strettamente attoreigliata come una ciambella intorno al gomito. Egli guardava con calma tutto ciò. Mi corsero dei brividi lungo la schiena. * Vedendo gocciolare il sangue dal gomito fino a terra — sentii gli occhi miei caldi di lagrime. Dalla stanchezza e dalla paura mi sentii venir meno. Chiusi gli occhi e scossi un po’ le due sbarre di ferro alle quali mi tenevo appoggiato per non cadere. Quando ripresi i sensi, cercai di guardare per i cerchietti della tenda, ma non vidi nulla. Battei le palpebre. Mi strofinai bene la fronte. In casa c’era la luce, eppure non vidi più nulla. Ad un tratto cominciai a tremare. Due strisce di gelo penetraronò nei miei occhi. Proprio in faccia a me incontrai un altro paio di occhi che lucevano come due occhi di gatto, guardando profondamente nei miei. Ero preso in trappola. Mi sentì. E lo sentii ridere, mentre mi diceva : « Non è vero, vicino, che il mio sangue è rosso e buono 1 Non è così ì » Se un morto per miracolo avesse riso o parlato — non avrebbe riso e parlato più freddamente, più seccamente e più sinistramente di quel fantasma nero che batteva contro il vetro. Fuggii correndo; vicino alla porta mi si tagliarono le gambe; mi trascinai appena di qualche passo sull’orlo del burrone della strada. L’alba dava in porporino. I galli cantavano sbattendo le ali. Le colline verdi apparivano in una luce cadaverica.