Nei tempi antichi quando gli uomini, come lo sono ancor oggi, non erano che germi dell’avvenire, quando Iddio poggiava i suoi piedi sulle pietre abbandonate della terra — nei tempi antichi viveva un imperatore tenebroso e pensieroso come la mezzanotte ed aveva un’imperatrice giovane e sorridente come la luce splendente del mezzogiorno. Da cinquant’anni l’imperatore faceva la guerra con un suo vicino. Il vicino morì, lasciando in eredità ai figli ed ai nipoti la discordia e l’odio a sangue... Cinquant’anni passarono e solamente l’imperatore viveva solitario come un leone invecchiato, indebolito dalle lotte e dalle sofferenze,— l’imperatore che durante tutta la sua vita non aveva mai riso, non sorrideva nemmeno al canto innocente dei bambini, nè al sorriso pieno d’amore della giovane sposa, nè alle favole vecchie e scherzose dei guerrieri incanutiti nei combattimenti e nei disagi. Egli si sentiva debole, si sentiva morire e non aveva a chi lasciare l’eredità del suo odio. Triste si alzava dal suo letto imperiale accanto alla giovane imperatrice, letto dorato ma vuoto e privo di benedizione, triste andava