— 232 — « Accendi il lume, moglie del prete, e voi bambini riunitevi per mangiare ! » Con tutto ciò, siccome verso il tramonto sta appeso alla volta del cielo come un candelabro di nuvole gialle, che non illuminano, è vero, cbe con una candela sola — la stella dei pastori — il prete Tonea mette il Saltero sullo scaffale ed esce di casa per vedere cos’hanno fatto ancora i famigli nel cortile e nelle scuderie. Un fuoco nascosto e spaventevole consuma il prete Tonea ! Egli, cristiano dal cuore puro, il parroco più valeute sulle montagne di Mehedintz, liturgista pieno di devozione e di alta coscienza, oggi è preda di un grave disaccordo con se stesso, preda della tentazione pronta alla vittoria tutti i giorni, preda dell ’amore cieco, sordo, incapace di capire i timorosi doveri spirituali del servitore dell’altare. Per dieci anni ha conservato il padre Tonea il cuore come un vaso puro, come lo richiede il Santo A-postolo, così come abbisogna a un’anima di cristiano e di prete, che ha il dovere di conservare in sè il tesoro dei precetti santi e le divine promesse della fede in Gesù Cristo. Per dieci anni di padre Tonea è stato un attivo pastore spirituale del gregge a lui affidato, uomo dalle azioni belle e dall’irreducibile buona condotta verso i grandi ed i piccoli, uomo senza fallo, buon padre e buon amministratore. I doveri del prete li ha adempiuti con la maggiore attenzione e colla concentrazione più eletta. Tra le sue pecore parlanti era ricco in consigli evangelici, e ricco pure in consigli e incoraggiamenti pratici. Non diceva mai una parola più forte dell’altra e quando attraversava la folla del suo popolo, i cristiani facevano a gara per