— 138 — « Ali ! e che piacere selvaggio ho sentito quando il dottore mi aperse una vena del gomito! «Appena il sangue mio cominciò ad entrare e riversarsi nel suo corpo piccolo e fiacco, le sue labbra trasalirono, arrossirono, risuscitarono. Le palpebre si schiusero un po’ e gli occhi apparirono come due fascie azzurre e umide, poi si aprirono grandi e pieni di lagrime. Nel suo sguardo fisso si leggeva la meraviglia, la paura, il desiderio di sapere ciò che succedeva in lei e intorno a lei. Nel suo sguardo vivo, interrotto dal battere degli occhi, si scorgeva una vita nuova, uno slancio potente, un desiderio sconfinato di vivere, una sensazione curiosa di calore e di felicità. Le sue mani si riscaldarono, il viso le «’illuminò, s’accesse di desiderio e di piacere. Ero felice. E non mi sarei mosso da quel posto per nulla al mondo, per la paura che si rompesse in qualche modo o si muovesse il tubo che univa il mio gomito colle sue vene. Una bolla d’aria penetrata nelle vie circolari avrebbe ucciso il mio povero ideale che cominciava a destarsi. « Ma quando volle dire non so che parola di gratitudine, la sua faccia impallidì di nuovo, il labbro superiore cominciò a tremare, stralunò gli occhi, la bocca s’inumidì, le lacrime cominciarono a scendere in due ruscelli, sulle gote. Una convulsione epilettica. Vomitò. « Il dottore interruppe l’operazione. Io caddi sul divano, smarrii i sensi. Sentivo come in un sogno i passi del dottore e la sua voce. — « È possibile — è da stupirsi... Curioso... Non si sa ».