— 101 — si! Ila strada, chiusa da una staccionata, e circondata di ciani, di fiorranci, di fagiolini e di viole del pensiero, egli scese per un viottolo, aprì il cancello e senza voltarsi indietro, entrò nel cortile, salì sulla loggia e sparì nella casa, sbattendone l’uscio. S ’ intende, io mi decisi a stare in agguato sulla strada. Gironzolavo intorno alla casa quando vidi uscire dal cortile una contadina, robusta e bella; la seguii e attaccai discorso : « Dove andate ? » « Cosa ve ne importa ? » «Cosa volete prendere all’osteria?» «Un po’ d’olio che domani è la santa domenica ». " All’osteria le offrii un bicchierino, un secondo, un terzo e il discorso s’avviò. — Bella mia, le dissi, come si chiama il signore che abita nella vostra casa ? — Parola, signorino, mi credereste? non lo so nemmeno io. Chi gli si avvicina ? Tace tutto il giorno, di notte si sente mormorare solo nella camera, colle tende abbassate, e colla porta chiusa a chiave. Ma non ho nulla da dire, è un brav’uomo, paga bene. Ciò che non mi va sono certi libri con teste di uomini, morti, con gambe scorticate... Dio ci salvi!... L’allegra contadina, dalla parola prolissa e divertente acconsentì ad affittarmi la camera attigua a quella del signore però a non meno di 40 lei perchè le stanze erano pulite e vi avrei goduto il riposo; inoltre c’era abbondanza di tutto da affondarcisi fino al collo; e poi l’ombra del giardino, i prugni di tante qualità, « scusi sa, tutto ciò che desidera il cuore umano ». Il giorno dopo, all’ora del pranzo, presi la valigia e m’installai presso la nuova padrona.