— 81 — tro eli sè. La notte inondò la terra eolia sua aria fresca e nera. « Mi brucia la schiena », sussurrò la ragazza. Fat Frumos si voltò: Da un turbine alto e verde si scorgevano fissi due occhi di fuoco; i raggi, rossi come la fiamma ardente, penetravano i reni della ragazza. — « Butta la spazzola, disse la compagna». Fat Frumos l’ubbidì. E videro subito alzarsi una immensa foresta nera, fitta, gemente del prolungato rumoreggiare delle foglie e dell’urlo affamato dei lupi. — «Avanti», gridò Fat Frumos al cavallo, che volava simile ad un demonio, inseguito da una maledizione nell’ ombra della notte La pallida luna passava tra le nuvole grigie come una faccia trasparente attraverso sogni torbidi e vuoti. Fat Frumos volava... volava senza fermarsi. — « Mi brucia la schiena », disse la ragazza con un lamento oppresso come se avesse fatto uno sforzo per trattenerlo. Fat Frumos guardò e vide un gufo grande e grigio, del quale non rilucevan che due occhi rossi come due lampi incatenati ad una nuvola. « Butta la pietra », pregò la giovane. Fat Frumos la buttò, e immediatamente sorse dalla terra un picco grigio, dritto, immobile, un gigante pietrificato come la paura, colla testa che arrivava alle nuvole. Fat Frumos tagliava l’aria con tanta velocità che gli pareva non di fuggire, ma di sprofondarsi dai cieli in un abisso invisibile. « Brucia », disse la ragazza. La vecchia aveva traforata la roccia in un punto e la traversava trasformata, in una corda bianca di fumo, la cui punta ardeva come un carbone acceso. « Butta la sciarpa » disse la ragazza. Fat Frumos l’obbedì, e subito dopo videro stendersi dietro di loro una 6