— 210 — Siedi, qui, vicino a me... so che hai trascorso tutta la vita seguendo i precetti e gli esempi del Santissimo Salvatore che è stato crocifisso... so che durante la tua esistenza non hai detto a nessuno una parola cattiva e a nessuno hai fatto il minimo male... so che hai consolato i dolori dei poveri e hai consolato gli orfani... sei stato sempre puro nel tuo pensiero e nel cuore tuo e Iddio poserà una corona di luce sulla tua fronte... ma devi traversare ancora una prova ed è per questo che sono venuto da te....» Il vecchio risponde con umiltà: «E grande, è sconfinata la volontà di Dio e la bontà sua... » Allora l’Arcangelo Michele si alza in piedi, prende l’arco e la carniera e dice così : « Fratello Gerolamo, prendi il bastone e vieni con me.... » Escono tutti e due dalla cella di pietra e si avviano per la strada, nella pace serale. Cammina, cammina, son rimasti indietro i boschi neri, e verso tardi giungono al confine di un villaggio. Si fermano e bussano alla porta d’una casa grande e pulita. Un servitore viene ad aprire. Si accendono i lumi e il padrone stesso viene lor incontro con buone parole ed il sorriso sulle labbra. « Vedo che siete viandanti di luoghi lontani, — dice con bontà. — Entrate e servitevi, poi vi darò anche i letti per riposare ». L’eremita ringrazia e benedice la casa. Il padrone con tutto il cuore li fa sedere e comanda ai servitori di portare in tavola. «Questo è un uomo dall’anima pura... » — sua* surra l’eremita Gerolamo all’arcangelo. « Sì, e ne avrà la sua ricompensa... » — risponde San Michele. Intanto il padrone caritatevole, parlando coi forestieri, comincia a raccontare le sue gioie e le sue pene. « Ecco,, — dice egli