— 202 — andare fin giù nella vallata, nel boschetto, coi due cani che lo seguivano: aveva due cani: Ladro e Corro, uno bianco e l’altro nero. « Pino al mese di ottobre Irina ed il giovane si vollero (bene; poi le pecore andarono a svernare e s’allontanò anche Axentel... Ma l’amore loro non fu avvizzito dalla bruna d’autunno, ogni tanto si vedevano ancora. La ragazza aspettava il giorno propizio per svelare tutto ai genitori. Ma quel giorno non venne: prima del digiuno del Natale giunsero a casa del maestro i mandatari d’Al-vanit per chiedergli la figlia in isposa. Gli dissero che egli l’aveva veduta molte volte, che le aveva parlato, che le era piaciuta e che ora pensava di chiederla. « Quando Calistrat, il sagrestano, sentì una cosa simile saltò in alto dalla gioia, poi sedette sulla panchina e cominciò a lisciarsi i lunghi baffi. Dette la mano ai mestk., e disse così : « Bene, accettiamo ! Facciamo le nozze ! »... E cominciò a contare sulle dita la dote. La ragazza uscì di casa, si abbandonò in un angolo del magazzino e cominciò a lamentarsi. Giorgio Alvanit si era infiammato ad un tratto, e adesso era molto impaziente. Il signore gli dava il terreno ed il bestiame in regalo, una fortuna più rara di questa per una ragazza di agricoltore... Ma la ragazza piangeva e dimagriva, e pianse e dimagrì finché se ne accorsero i vecchi. Si volsero verso di lei colle sopracciglie aggrottate. « Cos ’è questo, figlia mia ? piangi per una fortuna tale che un’altra ragazza al mondo non ha avuto ancora ?» — « Oh, babbo e mamma, piango perchè mi date ad un straniero». I vecchi si guardarono con stupore. Poi il sagrestano urlò : « Come,