— 51 — genti, un lago nel centro e in mezzo a questo un’isoletta sulla quale s’allineavano le file di alveari di un grande arniaio. « È l’isola di Euthanasius, pensò egli stupito, mentre s’avviava lentamente, passando di sorpresa in sorpresa. Perfino gli insetti erano addomesticati in questo paradiso. Farfalle strane, celesti, dorate, rosse gli coprirono i ca pelli lunghi e neri, tanto che la sua testa sembrava ricoperta di fiori. L’aria di quest’isola era piena del ronzio giocondo delle api, dei calabroni, delle farfalle; l’erba gli arrivava al petto, la cicerchia gli metteva delle catene fiorite ai piedi... un tepore, una fragranza voluttuosa impregnava il giardino. Egli s’avvicinò al lago e passandolo a guado, toccò l’isola. Le api circondarono ronzando il nuovo e giovane imperatore del paradiso. Egli s’avvicinò alla grotta che sapeva dover esistere nell’isola, la trovò scavata nella pietra, trovò anche il cesello e gli strumenti da scultore, il letto, una brocca d’acqua, ma il vecchio mancava. Sopra un tavolino c’era un foglio scritto : « Sento che la mia midolla diviene di nuovo terra, che il mio sangue è gelato e senza contenuto, come acqua, che gli occhi miei appena riflettono la luce nella quale vivo. Mi spengo. E non rimane che la brocca di terra in cui ha bruciato la luce d’una vita ricca. Mi stenderò sotto la cascata d’un ruscello; le liane e i fiori acquatici circonderanno colla loro vegetazione il mio corpo e intrecceranno i miei capelli e la mia barba coi loro filamenti; nelle mie palme voltate verso l’eterna sorgente della vita «Il sole» — le vespe costruiranno gli alveoli, la fortezza