— 65 — stiti d’oro, sulle sedie di velluto rosso, erano belli come i giorni della giovinezza, e vivaci come le danze. Ma sopra tutti uno di loro colla fronte cinta di un cerchio d’oro guarnito di brillanti e cogli abiti splendenti, era bello come la luna di una notte d’estate. Ma più bello era Fat Frumos. « Benvenuto, Fat Frumos, disse l’imperatore, ho sentito parlare di te, ma in quanto a vederti non t’avevo mai visto ». — « Bene ti ho trovato, o imperatore, però temo che non ti lascerò in salute, perchè sono venuto a lottare con te seriamente; hai teso troppe insidie a mio padre ». — « Non è vero che abbia teso delle insidie a tuo padre, ho combattuto sempre in lotta giusta. Ma con te non mi batto; meglio, dirò ai musicanti di cantare, ai coppieri di riempirci le coppe col vino, e legheremo tra di noi la fraternità di croce finché vivremo ». E i figli degli imperatori si baciarono tra gli urrà dei signori e bevvero e si consigliarono. Disse l’imperatore a Fat Frumos: «Chi temi più al mondo?». «In questo mondo non temo nessuno altro che Iddio. E tu?». «Anch’io non temo altro che Iddio, e la madre dei boschi : è una brutta vecchia la quale attraversò il mio regno portandovi la tempesta. Dove ella passa la terra diventa infeconda, i villaggi spariscono, le città cadono sotto le rovine. Le ho fatto guerra, ma non sono riuscito a nulla. Per non perdere tutto il mio regno son dovuto venire a patti con lei e darle in tributo un bambino su dieci dei miei sudditi. Anche oggi viene per prenderlo». Quando suonò mezzanotte, le faccie dei commensali si oscurarono, perchè in quell’ora, a cavallo,con le ali svolazzanti, colla faccia rugosa come una roccia gonfiata e solcata dai ruscelli, con