Zandi, obbedisci alla mamma. Era di primavera. Una quaglia quasi morta di stanchezza, perchè veniva da lontano, precisamente dall’A-frica, atterrò in un camp0 verde di frumento al limite d’una piantagione giovane. Dopo essersi riposata alcuni giorni, cominciò a raccogliere ramoscelli, foglie secche, pagliuzze e fuscellini di fieno e formò un nido sopra una motta di terra, alla sommità per non essere inondata dalle pioggie, poi per sette giorni di seguito depose uova, in tutto sette, piccole come confetti e cominciò a covarle. Hai visto come sta la gallina sulle uova? Così fa anch’essa; soltanto che invece di stare nel pollaio, sta fuori nel frumento, e piove piove a catinelle e quella non si muove per non far cadere una goccia sola d’acqua sulle uova. Dopo tre settimane ne uscirono i piccini: non erano come quelli del passerotto vestiti di peluria, ma gialli come i pulcini e piccoli come tanti bozzoli di seta; cominciarono ad andare nel frumento per procurarsi il cibo. La quaglia acchiappava una formica o qualche grillo, li sminuzzana ed essi, pie, pie, pie, coi loro becchi ne facevano un boccone. Ed erano belli, buoni ed obbedienti, passeggiavano intorno alla loro mamma, e quando essa gridava: pitpalac! le venivano subito accanto. Una volta, in giugno, quando