\ — 87 — dre del Signore staccava dal cielo due pallide stelle mattutine e gliele posava sulla fronte. Il giorno dopo, svegliandosi, vedeva! Il terzo giorno l’imperatore sposò la figlia di Ghenaro. Il quarto giorno dovevano essere le nozze di Fat Frumos. Uno sciame di raggi, scendendo dal cielo, disse ai musicanti come cantano gli angeli quando si santifica un santo — e uno sciarne di onde, sgorgando dal cuore della terra, disse come cantano le parche quando filano i buoni destini degli uomini. E così i musicanti suonarono danze celestiali, e augurii profondi. La rosa, quella fiammante, e i gigli d’argento, i mughetti come le perle, le violette, e tutti i fiori si riunirono, parlando ognuno col suo profumo, e tennero un lungo consiglio, come dovevano essere le luci dell’abito della sposa, poi il segreto loro affidarono ad una dama di corte, una farfalla celeste macchiata d’oro. Quella andò a aleggiare in molti giri intorno alla faccia della sposa quando dormiva e le fece vedere in un sogno lucente come uno specchio, come doveva essere vestita. Ella sorrise, quando sognò di essere tanto bella. Lo sposo mise una camicia tessuta dai raggi della luna, una cinta di perle, il mantello bianco come la neve. E si fece uno sposalizio bello e magnifico come non vi è mai stato sulla terra. E così vissero poi in pace e tranquilli molti anni felici e se fosse vero ciò che dice il mondo: che per i Fat Frumos il tempo non passa, forse vivono anche oggi.