— 128 — signora Eugenia mi fanno male... La premura del giovane proprietario che vuole servirmi mi fa male... Le lodi menzognere delle mie amiche, mi fanno male... Ecco perchè soffro... Per altro quando sono sola, mi sento tranquilla... Sto bene senza sentire questo bene... Il mondo s’aggira dentro la mia mente come un caos di ombre cattive... Soltanto voi mi fate bene, senza saperlo, ascoltando, tacendo e qualche volta spaventando con qualche parola la sciocchezza vigliacca degli altri ! « Io arrossii. La guardai. Era rossa in faccia e i suoi occhi celesti e grandi fissi al suolo erano pieni di la crime. Non sapevo cosa dirle. Mi veniva la voglia di accarezzarla, di baciarla. Stesi una mano sulla sua spalla, poi, senza, volerlo l’avvicinai al suo collo bianco, l’alzai più sù e la lasciai scivoare delicatamente sulla rotondità del viso fino al mento pallido e trasparente come una mela di cera. « Trascorse un mese. In tutto questo tempo, non mi parlò mai. Ma mi guardava a lungo, mi ricercava, aveva delle premure per me a tavola, al caffè, al tè. Mi pregava con gli ocehi di rimanere la sera quando gli alto signori si erano ritirati nelle loro case. Quando la domia di servizio mi portava il dolce guardava esaminando il cucchiaino il bicchiere con l’acqua, e sopratutto il dolce, dando sempre l’ordine di servirmi i dolci, che, si era accorta, mi piacevano di più. « Mi dava la mano. « Mi curava. « Mi guardava. « Pensava.