— 203 — straniero ? ma è della stessa fede nostra !» — « Abbiate pietà, babbo, abbiate pietà, mamma, gridò la giovane. Non mi condannate. Mi è caro un giovane dei nostri...». La vecchia s’irritò, il maestro alzò la mano e colpì sulla bocca la figlia. Irina cadde sulla panca col viso pieno di sangue e di lagrime. Ed il vecchio continuò a Sgridarla e a urlare: «Io sono il tu0 padrone! Farai come dico io. Noi sappiamo meglio di te qual’è la tui felicità ». — « Ah, strillò la vecchia. Queste erano le tue passeggiate sulla sponda del lago !... Correvi dietro ai miserabili. Accetterai la fortuna o andrai sotto terra ». I vecchi la picchiarono come si doveva, e la forzarono a tacere e ad accettare l’amministratore. « L ’ indomani la ragazza piangeva ancora, e i suoi occhi s’ingrandivano dentro le occhiaie viola, ed il sagrestano Calistrat si mise di nuovo ad inveire contro di lei. « Babbo, gemeva la figlia, uccidimi, mi è caro un giovane dei nostri...». «Oggi così, domani così. La ragazza non disse chi era il giovane. La batterono oggi, la batterono domani. Essa tacque, s’oscurò in viso ed il suo cuore si fece come di pietra. Poi venne il tempo in cui si andò anche in chiesa, con gran fasto insieme alla madrina ed al padrino. Mentre il prete celebrava la funzione, alla giovane scorrevano le lagrime lungo le gote. Come al solito vi fu il corteo e gli spari di armi; tutti si divertivano, soltanto le lagrime della ragazza non cessarono di scorrere. Poi non scorsero più... Stava a guardare fissa in un angolo. « Così venne la primavera. Irina era moglie d’Alvanit