595 Ml'XXI, gennaio. 596 et quanto a li danari, è vero, e li voi dar, ma si scusa non poter al presente per esser su gran spese per li tumulti di Spagna, però pregava suo padre re Chrislianissimo volesse indugiar qualche mexe. El cussi, a di 17, dito oralor spazò lelere in Franza. E che dii conte Cristoforo nulla havia diio, per non esserli vernilo al proposilo. Poi disse esso orator haver lelere di la corte dii re Cristianissimo di 11, per corier aposta, che il Re si maravegiava che nulla esso orator havia, e dovesse dir dii caso di la ferita di la lesta al jocho si faceva, né havia mal alcuno. Scrive, a di 17 ricevete esso nostro Orator letere di 4 di la Signoria nostra, qual, essendo indisposto, mandò il secretario da Chievers e Gran canzelier, scusando non mandar li danari, ma si manderia col dotor verà a Iralar etc. Loro disseno la Signoria ne dà parole e dilation, la qual cosa è molto molesta a la Cesarea Maestà e suo Consejo, e dito Secretario pregò che a-spetaseno, che certo la Signoria manderia el bisogno eie. Scrive, dii suo successor non si fa nulla, si duol, lui non poi più operarsi eie. La dieta se principierà questa setimana. È zonto li Electori, mancha il marchexe di Brandimburg. È zontc 4 poste di Cha-stiglia, non dice nulla ; si lien non siano bone nove. Di Franza, dii Badoer orator nostro, da Cales, a dì 16. Come mandò più volte el suo Secretario a Remorantin per saper dii star di la Cristianissima Maestà, qual andava miorando, e jeri esso Orator fo li, et trovò Madama et monsignor Armirajo erano intrali in camera di Soa Maestà, et Rubertet li disse il Re è quasi varilo, fin 5 o 6 zorni potrà dar audientia, e la poria dar adesso, ma li medici voi si vardi per questi zorni. Scrive, parlò al Gran canzelier. Li disse haver scrito a Roma per far la confede-ration dii Papa, Cristianissima Maestà et sguizari, ma el Papa non conclude, e fa come el fece a Bologna, che fo tratà quasi siinil materia, la qua! saria a defension; e il Papa è quello è più in pericolo di altri, e non risolve, perchè si ’i re di Romani venisse in Italia, poiria temer assai. Disse haver scrilo a sguizari non dagi li fanli rechiesti al Papa, et esser in la liga quinquenale, perchè darli saria far conira li a-inici e confederati di Soa Maestà. E li amici sguizari hanno divulga tal letera, sichè tien non li darano se non con alcuni capitoli, che tien el Papa non li vorà. Si dice i voleno per Ferara over contra Luca, ma el Papa dice li voi per soa securlà venendo il re di Romani in Italia, et disse sperava, si ’l voria venir, veniria pacifico come li altri Imperatori è venuti, e non co le arme. Poi disse, che lui era stato assa’ anni orator apresso l’Impcrator morto, per questa Maestà, et che in queste diete li convien esser gran principi, e tanto più è confusion, tulli voleno parlare e non si 358 conclude ; li contrari a la opinion non mandano ad execulion e se li oppone, poi non li danno danari, sichè bisognerà, volendo luor la corona, vengi senza arme. Poi disse che monsignor San Marzeo slaria assa’ a Roma per expedir alcune facende, maxime quella di l’abazia di Ras fu data per il re Cristianissimo al confessor di la Raina, e il re di Romani à data a uno altro, e tamen la terra è di uno e di l’altro. Poi disse, a Chasliglia quelle cosse esser in garbuglio più che mai etc. Scrive, quelli do parlò a Madama, fo ditto è oratori sguizari; ma non fu vero, ma fo nonci di! duca di Geler. Scrive, ricevete nostre di 30 Dezembrio con sumari di Soria et di 12 dii presente con sumari di Chasliglia. Li comunicherà etc. 11 reverendo Slafileo orator pontificio ave li-centia di repatriar dal Papa, e volendo tuor licentia, Madama li ha dito prima si parti il Re li voi parlar ; sichè converà restar ancora per qualche zorno. Di Milan, dii secretario Alvise Marin di 22, liore 24. Come monsignor di Lutrech li disse questa malina haver auto la posta di Roma, li avisa l’armada dii re Cristianissimo con quella di! Gran Maestro di Rodi aversi scontrà in Charamamuch corsaro turco, qual era con vele 22, et combaleleno insieme, unde dilto corsaro dete in terra e si salvò, e li so’ legni fo brusati exceplo 6, dicendo questo è quello ha fato gran danni a’ venetiani. Scrive, haver ricevuto nostre di 16 zercha li fanti venuti di Sicilia che hanno auli danari, et di 4000 voi far el Papa in Romagna, unde parlò a Lutrech. Disse non li par rasonevole, perchè il Papa non daria danari se non poi zonti a Roma; et che di Romagna non sa nulla se fazi, ma che poiria esser il Papa si vede malcontento per certo coloquio fato tra el signor Prospero Colona, il cardenal Colona e don Zuane Hemanuel, Cuora di Roma, intervenendo certi luoraussiti di Pe-rosa et Siena, sichè dubita di novità, el però voi far fanti per poter resister. Potria esser li facesse per Ferara. Poi li disse haver auto lelere di Franza di la corte da uno secretario dii Re. 11 Restava meglio. E disse li tumulti di Spagna è più che inai, et per esser ferina in Milano lo episcopo di Ventimia, feva fanti, andò da Lutrech a domandar se è vero. Rispose se dice cussi, e a Modena e a Rezo pur si fa dilli fanti, tamen ha scrito a Parma inquerisi e avisi. Fo leto alcuni avisi di Spagna di ultimo Dezem- 358* brio di Medina di Campo: come li exerciti, quel dii Re è mazor, ma si va disolvendo, et quello di le comunità si va cressendo, perchè li danno danari. Han-