7 MDXX, LUGLIO. 8 Corte. Soa Maestà rispose che non li pareva far altra capitulatione ; ma che il re Catholico li atendesse a ((nello è rimasti nna volta, perchè Soa Maestà li ha ateso quello li promisse, et che fin 8 zorni si leveria con la Corte per Paris. Scrivono, parlono a la illustrissima Madama, qual li disse in conformità, e cussi il magnifico Itubertet. Item, pur continuando la lama che seguirà apontamento, lornono dal He a dirli che in ogni apontamento facesse con la Cesarea Maestà, pregavano quella havesse a mente le cosse di la Signoria. Disse non si dubitasse, che non era per far alcuna cossa nova. Poi li eomunicoe le nove dii Turco. Sua Maestà disse che havia scrito in Provenza et a Zenoa et voleva far armar 30 barze per mandarle in socorso di Rodi, cegnando l’armata turchescha voler andar li. Di sier Antonio Surian dotor et cavalier, orator nostro, date «... a dì 16. Come ha auto le nove e sumarii lurehesehi. Li comunichoe al reverendissimo Eboracense, qual disse leniva non saria altro, perchè si questo fusse, si harìa altri avisi, ma ogni volta che la Signoria voi far qualche eftecto, mette queste nove lurchesehe avanti. 2 Sumario di una letera di sier Francesco Corner el cavalier, orator, date a Guantes a dì 10 Zugno, ricevuta a dì primo Litio. Questa Maestà inlrù in questa terra a di (j di note el con grandissima pompa. La terra era aparada da la porla di la città tino al palazo in questa forma, lira posti panni zali et negri, che è la divisa di la terra, continuamente per tutta la strada con arme di lo Imperio el altre imprese, et etiam le arme di la cita el quelle di Fiandra. Poi di sopra ussiva un legno facto come un eandelier, et li era una scudela ili peltro forala e in cima era uno lorzo di cera, el la distanlia era de l'uno a l’altro poteva esser zercha uno brazo, poi ogni diexe braza era una corona grande imperiai, con 5 torzi. Et questo ordine era da la porta (ino al palazzo, che almen poi esser da doi grossi milia italiani, el più presto più. Poi vi era una infinità de archi, con rapresenlazioni de la Scritura Sacra, e lutti erano a dimostrar clic questo dovea esser el monarca. Tulli questi archi havevano una infinità di torze, lai che lutto el componimento era di legname coperto poi di lorze. Vi era case infinite adornale similmente di torze di merchadanli, et molli mestieri con torze in mano per gran numero, con infinito strepilo, trombe, tamburi e sirnel instru-menli. Ni era poi in un fiume, che per un ponte vi passassemo per sopra, una nave adornala lutta di torze, si di fuora come di dentro et per tutte le corde, che tutto pareva foco. Vi era alcuni come paraschel-mi, con torze di sopra, che giostravano uno conira l’altro in dito fiume; sichè tutto pareva Iodio. La spexa è stata grande, perchè dicono li torzi erano da 30 milia, che per piccoli fosseno montariano assai danari. Li è poi l’aparalo dii legname e Calure de archi, che è gran cossa, poi el danno di haver fato far tanta summa di piatelli di peltro per ponerli sotto i torzi, per modo che credo questa Majestà voria più più presto haver auto li danari che haver vislo tal pompa. Vi è stato a questa mirala lutti li signori di questi paesi ; tutti quelli sou venuti col Re ben vestiti et tulli adornali di belli vestimenti et richi fornimenti da cavallo. Concludo che è stato cosa bella da veder el molto pomposa. Diman questa Maestà parte per Brusselle, et io seguirò Soa Maestà, poi i zorni anderù in Anversa per fornirmi di cavalli. In Brusselle si farà il parlamento per aver il donativo, et si concluderà in uno giorno, et il re d’Ingaltera con questo Re verano a parlamento, più per pompa che per altro eflecto. Si dice li signori di Alemagna sono eonvochati in Aquisgrana per il mexe di Sep-leinbrio, e si dice che quella Maestà a quel tempo non si troverà, zoò per il zorno di Nostra Dona et per 22 Lujo. Da poi disnar, per esser Dominicha, licet fusse grandissimo caldo, fo Gran Consejo. Fato podestà di Chioza, che G volle avanti niun ha passa, sier Alvise Bon el dotor, fo avogador di Commi. Io fui in la prima eleclione, mi lochò Chioza, lulsi sier Marco Vendramin, fo capitano a Vicenza, qu. sier Polo, qu. Serenissimo, qual alias mi tolse. Cassier dii Consejo di X, in loco di sier Luca Trun è inlrato savio dii Consejo, niun passoe, ni etiam Provedador al Sai ; il resto di le voxe, che in tulio fo nove, passoe. E nota, fu lollo sier Marco Gradenigo el dotor, fu di Pregadi, qu. sier Bortolamio, provedador sora i Qf-licii, el per non esser slà nota il piezo che lolse, che fo sier Francesco Gradenigo so’ fradelo, non fo ba-lolado. Item, fo balolà sier Francesco Morexini l’a-vogador, lollo dii Consejo di X, e chi è Avogadori non polenó esser elecli dii Consejo di X, tanto manco di Colegio poi esser tolti dii Consejo di X, e fo strida non potersi provar, tamen l’andò a la Signoria allegando è Avogador per danari, e per la parte, chi prestava danari non ha contumalia, unde la Signoria terminò di provarlo, et fo conira le leze. (1) La carta 2 * è bianca.