Gli statuti marittimi veneziani 39 » navis vcl maiori parti eorum quod dampnum ¡11 ud su-» pradicta occasione venisset ». E questa non è che un’ applicazione della massima più generale del c. 96, espressa colle parole: « volumus quod si navis vel aliud lignum » robata fuerit vel robatum, dampnum i 11 ud sit in comuni » habere navis; statuentes ut si per aliquod tempus dictum » dampnum recuperaretur, in ipsum comune bavere de-» beat redundare » (1). (1) In questo caso anche l’Ordinanza di Trani (cap. Ili) applicava la massima del pseudo diritto di Rodi, ma fuori di ciò attene-vasi dessa ai principii del diritto romano, salvo il precetto al cap. I, per cui ove si fosse rotta la nave nell’ urtare contro terra senza dividersi in due parti dalla poppa alla prora, erano tenute le mercanzie a contribuire alla riparazione (Alianelu, Della antiche consuetudini e leggi marittime delle provincie napolitano, p. 53). Più vasta invece è 1’ applicazione della massima del diritto rodio negli statuti marittimi delle città adriatiche, parecchi dei quali erano modellati sui veneziani. Sono da citarsi quelli di Zara (1300) (a), Lesina (1371) (b), Ancona (1397) (c), riprodotti dal Pardessus, Collection, cit., voi. V e VI (vedi Gol.uschmidt, loc. cit., Zeitschrift, voi. XXXV). (a) Gli statuti marittimi di Zara sono in gran parte una riproduzione di quelli veneziani dello Zeno; essi al lib. IV, c. 39, (Pardessus, op. cit., voi VI, pag. 614I. dispongono cosi: « cum navis seu aliui lignum robata vel robatum fuerit, volumus quod damnurn illud sit in comune avere navis. Veruni si per aliquod tempus damnum illud recup.-raretur, in comune avere unde acccptum futt, debeat devenire; et hoc intelligimus de Jadratino ad Jadratinum ». (b) Gli statuti di Phara o Lesina, ivi emanati sotto il governo veneto, nel dogado di Francesco Dandolo, al Libro V, c. 2, (Pardessus, op. cit, VI, p. 622) hanno quanto segue: « ordinamus quod aliquod damnum alicui navilio sive ligno, evenerit, quod deus avertat, de ar-boribus, antenis, velis, anchoris, timonibus, barca, vel de quolibet alio coredo, restitutio illius rei de qua damnum evenerit rieri debeat de communi, sive de mercatione et navilio sive ligno. secundum erit estiinatum; et si quod navilium sive lignum projiceret extra, propter fortunam temporis vel alleviaret vel per piratas, esset acceptum, similiter vadat per avariam ». (c) Gli statuti d Ancona alla rubr. 86 (Pardessus, op. cit., V, pag. 184 e segg.) stabiliscono la contribuzione fra nave e carico, esentati però gli arredi della nave, per ogni danno parziale, e in caso di danno totale invece limitano la contribuzione soltanto fra le merci