zeri a saccheggiare la stessa Roma, ma lo Strozzi vi si oppose e persuase anzi il corsaro a non saccheggiare Civitavecchia. Questa missione dello Strozzi è stata senza dubbio assai poco onorevole e nessuna ragione può essere addotta per scusare la sua condotta. Si può comprendere infatti l’odio che egli covava contro Carlo V ed il Pontefice, ma non si può concepire che egli abbia potuto assistere passivamente a tutte le devastazioni, gl’incendi, le crudeltà alle quali le orde del Barbarossa si abbandonarono durante il loro passaggio davanti alle coste del Regno di Napoli, dello Stato della Chiesa e della Toscana. Queste scene selvaggie si compivano contro pacifici cittadini italiani che nulla avevano a che fare nè coi Medici, nè collTmperatore, del quale anzi subivano il giogo. Nessun danno venne arrecato alle coste della Liguria e ciò si deve ad accordi intervenuti tra il Corsaro ed Andrea Doria, che infatti si guardò bene dal farsi vedere dall’armata franco-ottomana mentre tante devastazioni si compivano sulle coste italiane e rimase prudentemente alle Baleari collo specioso pretesto di preservare le coste della Spagna dalle gesta di quei predoni. In tal modo il Doria ottenne l’incolumità della Riviera Ligure. (1) Non essendo concretato alcun piano di guerra fino allora, tra le varie imprese che si prospettarono, venne scelto di tentare la conquista di Nizza posseduta dai Duchi di Savoia e che già l'anno precedente era stata assediata invano dal Duca di Enghien. Come è noto dopo gli attacchi combinati della flotta del Barbarossa e delle milizie francesi, Nizza, difesa dal Conte di Monfort, dovette arrendersi il 15 Agosto. Alla presa di Nizza come scrive il Bran-tòme (2) i giannizzeri «ne firent point de honte aux crestiens et à ces « Florentins conduicts par ce brave Prieur; car ils entrerent les pre-« iniers par leur bresche». Poco dopo però il Doria, lasciate finalmente le Baleari, giunse davanti alla città insieme alle truppe del Marchese del Vasto; Nizza venne così ripresa dopo esser stata incendiata dai franco-ottomani. Secondo il Charriére (3) infatti «on rejetta cetre mechanceté sur le pauvre « Barberousse pour soutenier l’honneur et la reputation de France». Con questa frase l’autore lascia supporre che sieno stati proprio i francesi i primi ad appiccare l’incendio alla disgraziata città. L’armata ottomana si recò poscia per lo sverno a Tolone dove gli equipaggi turcheschi compirono sistematici saccheggi nel territorio vicino come se si trovassero in paese nemico. (4) Francesco I pensò quindi di liberarsi al più presto di un così incomodo alleato, ma Barbarossa, che si trovava troppo bene, si decise a lasciare il porto ospitale soltanto nella primavera 1544. (1) C. Maiifroni — Storia della Marina Italiana. (2) Brantôme — Vies des hommes illustres etc. Paris 1823. (3) Charriére — Negotiations de France dans le Levant. (4) C. Manfroni — L’empia Alleanza — Riv. Marittima 1896. 146