Nella notte tra il 16 e 17 Maggio il Mocenigo avvistò le galere avversarie in navigazione da Scalanova a Suazick, ma il Capitan Pascià, che desiderava di evitare il combattimento, si allontanò dirigendo a Sud di Scio. Sette galere non riuscirono però a raggiungerlo e per evitare di combattere in condizioni di inferiorità, a voga arrancata ritornarono verso Samos. 11 Capitano Generale rinunziò allora all'impresa di Scalanova diventata inutile e diresse per raggiungere il reparto del Provveditore in rotta verso Suazick. Fattosi precedere nel porto dalle navi a vela del Quirini, ordinò che esse distraggessero anzitutto il vascello algerino e le 14 saicche. Compiuta la distruzione delle navi, egli penetrò nel porto con le galere e mise le truppe a terra per assalire la fortezza arresasi dopo breve resistenza. (1) Lazzaro, derogando dalla consuetudine che assegnava al Capitano Generale una parte delle prede, volle che il ricco bottino della città e delle saicche fosse messo tutto a disposizione dei soldati e delle ciurme. Ciò che, come scrive il Brusoni fece : «risplendere la generosità del Ca-« pitano Generale che non voleva per sè che la gloria delle imprese.» (2) Dopo una breve permanenza a Suazick il Mocenigo ricevette notizia dell’arrivo in Arcipelago delle galere pontificie e di quelle di Malta. Egli riprese allora a bordo le truppe messe a terra e fece rotta su Scio indicato come punto di riunione agli Ausiliari. L’incontro avvenne il 14 Giugno. Le 5 galere pontificie erano al comando del Priore Giovanni Bichi, le 7 di Malta agli ordini del Priore della Rocella. E’ molto interessante la relazione inviata dal Mocenigo al Senato in data 21 Giugno (3) dalla quale si può farsi un’idea delle strettezze in cui si trovava l’armata veneziana e dei ripieghi di vario genere ai quali era obbligato a ricorrere il Capitano Generale. A proposito della sua salute egli scriveva : «Si accrescono le mie indisposizioni e vanno in « tal maniera mancando le forze in me stesso che io non posso che « dubitare qualche improvviso assalto per ridurmi agli estremi pe-« riodi della mia vita». Queste critiche condizioni della salute del giovane Capitano Generale erano dovute ai «lunghi travagli e faticosi impieghi ed alle « flussioni continue che la perdita dell’occhio» gli cagionavano. Egli soggiungeva poco dopo : «non posso che supplicar per il fine della « campagna il sollievo da più lungo tormento» e concludeva: «Protesto « a Dio che pili mi muove il riguardo di non pregiudicare alla Patria « nello stato in cui mi trovo, di quello che possi valer il desiderio di « salute, la quale se pur anco venne da me bramata, non è per altro che (1) Uno storico contemporaneo scrisse che l’Agà, Comandante della fortezza di Suazick «se ne andò come coniglio a procacciarsi ricovero nei campi vicini». (2) Brusoni — Opera citata —Parte II, pag. 8. (3) Riportata integralmente nell’allegato Nr. 51 nell’opera di G. Ferrari — Le battaglie dei Dardanellil 1656-57. 170