da Gallipoli a Costantinop’oli per ricevere dalle mani deirimperatore la solenne investitura del reame di Anatolia e delle isole egee. I coloni genovesi poco dopo offrirono allTmperatore cinquanta navi purché le armasse e ne pagasse altrettante, collo scopo di debellare i Catalani. Ma le finanze dell’impero non permisero che la proposta venisse accettata e fu molto probabilmente per questa ragione che i Genovesi pensarono di raggiungere il loro intento col tradimento. Questo stato di cose è prospettato anche dal Pachymeres (1) che accenna alla possibiltà che i sospetti dei Genovesi fossero corroborati anche dal giuramento di fedeltà allTmperatore fatto dalla «Compagnia». Il Di Fiore aveva infatti preso impegno di difendere Andronico da tutti i possibili nemici eccettuato però Federico Re di Sicilia. Qnesto aveva persuaso i Genovesi che il Di Fiore fosse legato da una segreta intesa col Re di Sicilia. Ed a confermare l’ipotesi avevano contribuito i rinforzi giunti alla «Compagnia» coi due Berengarii e l’articolo della pace di Caltabellotta col quale Re Federico s’impegnava di aiutare Carlo di Valois a ristabilire l’impero Latino in Oriente. Durante il soggiorno della «Compagnia» a Gallipoli le navi catalane incrociarono sempre nel Mar di Marmara e nei Dardanelli facendo scorrerie sulle coste e catturando le navi che transitavano negli stretti. Ciò irritò ancor più i mercanti genovesi di Galata che con sempre maggior ardore si prefissero di giungere alla eliminazione dei Catalani dalla Corte Imperiale. Nel 1305 il novello Cesare aveva deciso di intraprendere una nuova spedizione in Anatolia, ma prima di partire egli accettò l’invito di recarsi ad Adrianopoli dove risiedeva il Principe Michele. La moglie e la suocera sconsigliarono il Di Fiore di farq questa visita sospettando ambedue, che, date le disposizioni di animo del Porfirogenito verso il Di Fiore, si macchinasse qualche cosa contro di lui. Ma l’animo fiero dell’ex Templaro non volle dar retta al saggio consiglio ed egli si mise quindi in viaggio verso Adrianopoli con un numeroso seguito di fidati catalani. II Muntaner scrive che al settimo giorno di permanenza del Cesare a Adrianopoli il Principe Michele vi fece giungere un certo Giarcone Capitano degli Alani ed un certo Melek capitano dei Turcomanni con 9000 uomini della guardia imperiale a cavallo. In quel giorno Michele invitò il cugino a pranzo e subito dopo lo fece trucidare dallo stesso Giarcone. Assieme al Di Fiore furono uccisi tutti i Catalani del seguito (28 Marzo 1305). Gli Alani ed i Turcomanni furono quindi inviati ad assalire Galli-poli, ma la città resistette validamente ed in essa si asseragliarono gli avanzi della Compagnia. L’Ammiraglio Don Ferrante D’Aunes, recatosi a Costantinopoli con un seguito di Catalani per protestare per l’assassinio del Di Fiore, ven- (1) Pachymeres — Opera citata — V. Cap. XXI. 69