tore a Marsiglia. Egli era permeato dal desiderio di far del bene all’umanità travagliata in quegli anni da lotte continue e nello stesso tempo voleva riuscire ad estendere sempre più la fede di Cristo e far ritornare in grembo al Cattolicismo la Chiesa Orientale. Preoccupato dei continui progressi dei Mussulmani che, guidati dal Sultano Murad, avevano nel 1361 occupato Adrianopoli e molte altre città della Tracia, egli aveva, al pari di molti dei suoi precedes-sori, il vivo desiderio di persuadere i Sovrani Occidentali della necessità di organizzare una crociata con lo scopo non solo di ricacciare in Asia gl’infedeli, ma anche di far ritornare i popoli dell’Oriente alla fede Cattolica. Bisogna richiamare ora l’attenzione sulle condizioni nelle quali si trovava in questo periodo di tempo l’impero d’Oriente, condizioni gravissime e che, per colpa degli imbelli uomini succedutisi sul trono, andarono sempre più peggiorando finché l’impero non fu travolto dai Mussulmani. Nel 1341 morto l’imperatore Andronico III che aveva sposato Anna di Savoia sorella di Aimone il Pacifico e quindi zia del Conte Verde, lasciò come erede un giovanetto di 9 anni che salì al trono col nome di Giovanni V", sotto la reggenza della Madre. Giovanni Cantacuzeno, alto funzionario della Corte imperiale, si mise allora alla testa di una sollevazione contro la Reggente e non si riconciliò con lei finché non ottenne di essere associato all’impero col fanciullo prendendo il titolo di Giovanni VI“. Durante questo periodo di tempo si svolsero alla Corte Imperiale lotte sanguinose e l’imperatrice Anna, per aver ragione dei rivali, giunse perfino a richiedere l’aiuto del Sultano Urkan. Fu così che nel 1354 gli Ottomani riuscirono a metter piede in Europa. Avvenuta la riconciliazione tra i due partiti essa venne cementata col matrimonio fra Giovanni V° ed Elena figlia del suo associato al trono. Poco dopo, raggiunta Giovanni V° la maggiorità, il Cantacuzeno fu obbligato a ritirarsi a vivere in un monastero. Il Gibbon (1) scrive a questo proposito che Giovanni V° (che per la sua avvenenza fisica fu dai suoi contemporanei chiamato «il bel Giovanni» o « «Calojanni»), dopo essersi liberato di un tutore incomodo «restò per 36 anni l’inutile ed indifferente spettatore della ro-« vina pubblica. L’amore o piuttosto la depravazione fu la sua sola « passione e nelle braccia delle donne della città lo schiavo dei Turchi « dimenticava la vergogna dellTmperatore Romano». Era stato così completamente deluso il desiderio dei Pontefici che avevano favorito il matrimonio della Principessa Sabauda con un Imperatore Bizantino sperando ciò potesse favorire l’auspicata unione della Chiesa Orientale con quella di Roma. Urbano V° sempre mirando a raggiungere questo scopo, perchè (1) Gibbon_History of the declive and fall of Roman Empire. 75