do a rimorchio le galere conquistate coi prigionieri di guerra che fece riscattare verso il pagamento di fortissime somme. Egli riprese subito il mare, scorrendo lungo le coste di Calabria e del Napoletano saccheggiando tutte quelle infelici città e catturando tutte le navi che incontrò sul suo cammino. Nessuna unità nemica ebbe l’ardire di muovergli contro; così egli ritornò a Messina sovraccarico anche questa volta di bottino di ogni specie e di denaro frutto delle taglie imposte ovunue ai cittadini più ricchi delle città saccheggiate. Carlo D’Angiò, non trovò altro mezzo per aumentare le sue forze navali all’infuori di quello di richiedere nuovamente alle repubbliche marinare la concessione di galere. A Genova chiese di avere a sue spese 40 galere, a Pisa ne domandò 50 e con grande probabilità altrettante anche a Venezia. Ma per le ragioni già indicate nessuna aderì alle sue richieste, Venezia anzi proibì di concedere navi anche ai privati armatori. Questa decisione risulta da una deliberazione dei Maggior Consiglio che motivò il suo voto con le seguenti parole: «quod nos volumus « stare super nos et non capere partem inter eos » (1). Anche alle insistenze fatte allo stesso scopo dal Pontefice Martino IV° la Repubblica rispose con un nuovo rifiuto che le fruttò l’interdetto. (2) L’inverno 1283-84 fu dal Lauria passato a Messina dove migliaia di uomini lavoravano a costruire nuovi legni e a riparare ed adattare quelli catturati nel corso della campagna. Nella primavera del 1284 egli riuscì così a mettere in linea 40 unità la maggior parte erano galere, ma vi era anche qualche saettia e qualche galeone. Altre 10 galere erano state allestite in Catalogna e stavano navigando verso Messina. Per iniziare la campagna il Lauria non attese il loro arrivo, temendo che i reparti nemici allestiti in Puglia, a Napoli ed in Provenza potessero avere il tempo di riunirsi e di tentare un’azione comune contro la Sicilia. Come scrive il Manfroni (3) il piano del Lauria sebbene semplice era anche molto audace e pericoloso perchè allontanandosi dalla Sicilia egli lasciava l’isola scoperta in caso di un’azione del nemico. Comunque la mossa gli riuscì e ciò si deve alla celerità colla quale la attuò ed alla perfetta organizzazione della sua armata. Nel maggio 1284 il Lauria uscì da Messina in completo assetto con equipaggi provetti e numerosi composti esclusivamente di Siciliani. Come Fanno precedente, lungo la rotta su Napoli depredò tutte le città costiere davanti alle quali passò e potè così accontentare i suoi (1) C. Manfroni — Opera citata. (2) Come afferma il Romanin nella Storia di Venezia voL II, pag. 318 anche nel 1285 il Senato Veneziano non permise nè al Vescovo di Castello nè al Patriarca di Grado che si predicasse una crociata che il Pontefice aveva bandito in favore di Carlo d’Angiò e stipulò invece una tregua d’armi coll’imperatore Andronico Paleo-logo. (3) C. Manfroni — Opera citata — pag. 96. 40