« pedito e con le truppe disperse e le galere disordinate, stava espo-« sta l'armata a ragionevoli rischi della disfatta». (1) Ma il Capitano Generale non doveva discutere gli ordini ricevuti e, nel caso specifico, poteva soltanto scegliere le piazze di Dalmazia da attaccare. Riunita quindi la Consulta venne stabilito come prima azione di tentare di occupazione di Zara, e, in caso di insucesso, di attaccare Cattaro. Defilata l’armata davanti a Zara il Pisani comprese subito la difficoltà dell’impresa e fece quindi rotta su Cattaro che conquistò dopo due giorni di fierissima lotta. L’abbondantissimo bottino fatto a Cattaro fu lasciato dal Pisani ai Sopracomiti, ai soldati ed agli equipaggi. Egli tenne per se soltanto le reliquie prese alle Chiese coll’intenzione di offrirle al tesoro di S. Marco ed alla sua Chiesa parrocchiale. Conquistato Cattaro il Capitano Generale inviò a Venezia la galera di Arrigo Dandolo per portare la notizia della felice impresa. L’armata invece ritornò davanti a Zara nella speranza di sorprendere la città impreparata. Ma appena uscito dalle Bocche di Cattaro il Pisani ebbe notizia che Luciano Doria con 17 galere era prossimo ad entrare in Adriatico per costituire una base navale a Zara e seppe inoltre che le galere di Pier Piccone stavano incrociando tra le coste dellTstria e delle Marche disturbando il traffico commerciale veneziano. Il Pisani perciò distaccò sei galere sulle coste dell’Istria e sei nelle vicinanze di Ancona e colle rimanenti 19 diresse verso l’isola di Sa-seno coll’intenzione di attendere in quelle acque l’armata del Doria per affrontarla prima della sua riunione colle altre unità operanti già in Adriatico. Giunto a Saseno, ebbe notizia che le galere genovesi non avevano ancora attraversato lo stretto di Messina. Il Pisani allora, senza pensare alla possibile eventualità che l’armata genovese avesse potuto girare a ponente della Sicilia per entrare di sorpresa in Adriatico, decise di fare senz’altro rotta verso Messina. Giunto in questo porto seppe che il Doria era già stato avvistato a Capo Spartivento. Il Capitano Generale salpò quindi senz’altro e si mise ad inseguire l’armata genovese sperando di raggiungerla prima del suo arrivo in Dalmazia. Le due armate si avvistarono nel golfo di Taranto ed il Pisani si recò allora a S. Maria di Leuca per attendervi il passaggio dell’avversario. — - Il Doria, che era un abilissimo marinaio e che non desiderava venire ad un combattimento con un’armata più forte della sua manovrò in modo da evitare d’impegnarsi a fondo, e quando vide il nemico, serrate le vele e ricalate le antenne per disporsi al combattimento, approfittando del vento favorevole, mise alla vela ed aiutandosi coi remi diresse per entrare in Adriatico. Egli riuscì in tal modo ad avvistare le coste di Dalmazia senza essere raggiunto dal Pisani. Contrariato per il mancato combattimento, il Pisani sostò a Brin- (1) Anonimo — Opera citata. 105