ritengo accettabile si è che «in quello stuolo si incominciasse la discor-« dia tra loro» come scrive appunto nella sua storia Giovanni Villani. (1) E quindi molto probabile che se esisteva questa discordia a bordo, il Doria non volesse compromettere le sorti della campagna. Ciò è anche confermato dal fatto che pochi mesi dopo il ritorno dell’armata a Genova, il 30 dicembre 1295 scoppiò nella città una violenta insurrezione fomentata con molte probabilità dagli Angioini. La rivolta insanguinò Genova per 40 giorni. I partiti in lotta erano al solito capitanati rispettivamente dai Doria e dagli Spinola e dai Fieschi uniti ai Grimaldi. A metà di febbraio 1296 la tranquillità ritornò nella città nella quale il partito ghibellino era riuscito a mantenere nelle sue mani il potere. A Capitani del Popolo furono eletti Corrado Doria e Corrado Spinola. Oberto Doria abbandonò definitivamente la vita politica. Egli acquistò dal Vescovo Jacopo da Varagine la proprietà della Curia di S. JRemo, dove con grande probabilità trascorse gli ultimi anni della sua vita, morendo nel 1304. (2) Nel 1296 l’armata genovese non uscì in mare ed invece il Senato Veneziano inviò Ruggero Morosini alla testa di 60 galere in Levante per danneggiare le colonie genovesi. Penetrato nel Bosforo il Morosini (22 luglio) sbarcò i suoi equipaggi a Pera distruggendo il quartiere genovese. Al ritorno in Arcipelago le galere veneziane saccheggiarono il feudo degli Zaccaria di Fo-cea, mentre un reparto si spinse nel Mar Nero tentando di occupare Caffa e un altro danneggiò le concessioni genovesi di Cipro. Nel 1297 Corrado Doria lasciava il Capitanato del Popolo per assumere il comando dell’armata di Sicilia e veniva sostituito da suo zio Lamba Doria. Anche Lamba Doria, al pari del fratello Oberto, ritenne indispensabile venire ad un combattimento decisivo coll’armata nemica e perciò si prefisse di mettere in linea un’armata numerosa e disciplinata. Nell’estate 1298 si trovarono ben equipaggiati e perfettamente guernite 78 galere. Il Doria avea affidati i comandi di reparto ad uomini esperimentati e decise di prendere in persona il comando dell’armata. Lasciata Genova; Lamba sostò brevemente a Messina per aver notizie sulle mosse dell’armata nemica e, saputo che essa si trovava in Adriatico al comando di Andrea Dandolo, fece rotta senz’altro per incontrarla. Ad Otranto Lamba fu sorpreso da un fortunale (29 agosto). Egli diede libertà di manovra ai suoi Capi sott’ordini e seguito da 20 galere atterrò ad Antivari, indicato in precedenza come luogo di riunione al rimanente dell’armata. Quando le sue unità furono tutte riunite cominciò a saccheggiare (1) Manfroni — Opera citata — Pag. 204. (2) C. Imperiale — Opera citata — Pag. 317. 20