Ad accrescere questa fama di terrore il Lauria si servì di tutti i mezzi di cui disponeva e che fanno veramente a noi un’impressione di orrore. Dopo la battaglia egli fece legare i feriti a lunghi cavi annegandoli (1) ed i prigionieri, impossibilitati a pagare il riscatto fissato in misura esorbitante, furono fatti acceccare. Distrutta l'armata che aveva combattuto alle Formiche, il Lauria diresse verso la baia di Rosas, base di operazione dell’esercito nemico. Giunto colà sbarcò a terra i suoi equipaggi dopo aver distrutto le unità trovate nel porto. Il Lauria fece sistemare a difesa Rosas e poscia, messosi alla testa di una parte dei suoi equipaggi, inseguì l’esercito francese che si ritirava scortando Re Filippo IIIo colpito da grave malattia. (1) Alla marina siciliana spettava in tal modo il vanto di aver salvato l’Aragona e la Catalogna dalFinvasione francese, il merito di aver tolto al nemico la sua base di operazione ed annientata l’armata navale nemica. Gli equipaggi siciliani, non volendo passare i mesi d’inverno in Catalogna, chiesero insistentemente al Lauria di far ritorno in patria. Egli cercò di persuaderli del grave rischio di effettuare la lunga navigazione lontana da porti di rifugio in una stagione avanzata, ma davanti alle loro replicate insistenze volle accontentarli temendo forse qualche atto di indisciplina. La partenza dalle acque catalane si effettuò il 23 novembre. Sul principio la navigazione procedette bene, ma oltrepassate le Baleari, l’armata fu sorpresa da un violento fortunale da tramontana contro il quale non fu possibile trovare ridosso. Molte galere affondarono e tra queste quelle di Sciacca, di Augusta, di Catania ed alcune di Messina. Le superstiti raggiunsero Messina dopo essere state costrette a gettare in mare tutto il prezioso ed abbondante bottino conquistato nel corso della campagna. Il Lauria allora, per risarcire gli equipaggi, almeno in parte, di quanto avevano perduto e dar loro modo di sostenersi durante l’inverno, decise d’intraprendere una spedizione a Cherchena sulle coste di Barbaria, dopo la quale fece ritorno a Messina. Nella primavera 1286, sicuro ormai che la padronanza del mare in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo non poteva essergli contrastata, il Lauria con sole 8 galere e poche taride sulle quali imbarcò 100 cavalieri e 2000 fanti fece vela verso le coste di Provenza e Linguadoca per impedirvi la costruzione di nuove galere e per fare nuovo bottino. Egli risalì il «Grau di Serignan» saccheggiò Ayde, Aigues Mortes e Narbona e fece nell’autunno ritorno in Sicilia carico di denaro e di ogni ben di Dio. Nei primi mesi del 1287 il Conte d’Artois, Vicario del Regno di Napoli in nome del Re prigioniero, era riuscito ad approntare due squadre di 40 galere ciascuna; quella del Basso Tirreno fu affidata a (1) Filippo III, mori pochi giorni dopo (5 Ottobre) a Perpignano. 45