do di un certo Bartolomeo di Malta assalì nel golfo di Arta una galera veneziana di Marino Morosini diretta dalla Siria a Venezia e che nel 1301 (1) alcune sue galere catturarono una tarida di Ca’ Vendolino. Per queste aggressioni ripetute in Adriatico, Venezia diede ordini al Capitano in Golfo di reprimere tutti gli atti di pirateria colla forza. Risulta infatti che poco dopo le galere del Capitano in Golfo catturarono sulle coste di Puglia tre galere siciliane che agli ordini di Pellegrino da Patti avevano assalito dei navigli mercantili. Nell’autunno del 1301 quando Messina era stretta d’assedio dall’armata angioino-catalana al comando di Ruggero di Lauria e la città minacciava di arrendersi per fame, l’ex Templaro si presentò a Re Federico offrendogli di vettogliare la città colle sue navi. Il Re accettò l’offerta del DÌ Fiore e gli affidò dodici galere per eseguirla. Con queste egli si recò a Sciacca caricandole abbondantemente di grano e poi andò ad ancorarsi a Siracusa onde attendervi il momento propizio per attuare il suo piano. Quando dagli indizi atmosferici comprese che si stava mettendo un furtunale da scirocco e ben sapendo che nei mesi invernali i venti da Sud durano qualche giorno senza diminuire di violenza, egli decise di prendere il largo e di portare senz’altro a compimento l’impresa. Lasciò Siracusa appena scesa la notte, e. con un mare fortissimo in poppa e vento freschissimo, senza farsi scorgere da nessuno fece rotta verso lo stretto di Messina dove giunse sul far del giorno. Ruggero di Lauria che bloccava Messina, non potendo rimanere davanti alla città per il tempo pessimo, non pensando che il Di Fiore potesse avventurarsi a navigare in quelle condizioni, era andato ad ancorare colla sua armata al ridosso sulla costa di Calabria. Appena scorse le 12 galere del Di Fiore che navigavano così arditamente verso Messina, salpate le ancore ordinò che si tagliasse la rotta ai Siciliani, ma la violenza del vento ed il mare impetuoso proprio di prora impedirono al Lauria di avanzarsi e così l’ex Templaro, accelerando ancor più l’andatura, riusciva ad entrare nel porto di Messina rifornendo abbondantemente la città di quanto abbisognava. Con questa audacissima impresa il Di Fiore ci appare nella migliore luce di marinaio abilissimo ed ardito e certamente de 7e esser stato ua bel vanto per lui quello di essere riuscito a trarre in inganno l’astutissimo Ruggero di Lauria che aveva la fama di essere invincibile. Bisogna anche tener presente che sul capo del Di Fiore pendevano la condanna del Gran Maestro dei Templari e la scomunica papale, e ciò faceva ritener certo che se fosse stato fatto prigioniero nessuno sarebbe riuscito a salvargli la vita. Dopo questa impresa Re Federico ebbe sempre maggior stima per il Di Fiore tanto più che egli riuscì colle sue navi a mantenere sempre rifornita di tutto l’intera isola durante l’invasione degli angioi-ni-catalani del 1302, impedendo ad un tempo l’approvvigionamento e l’arrivo dei rinforzi all’esercito collegato. Cessate le ostilità tra Re Fe- (1) Libri Comm. Repub. Veneta - Voi. V. N. 74 61