Andrea Dandolo (1) stesso rimase prigioniero con 5000 uomini e 7000 altri trovarono la morte. Delle galere prese 18 furono rimorchiate a Genova e le rimanenti vennero date alle fiamme perchè in-paci di navigare per i danni subiti. Grande fu la costernazione di Venezia all’annunzio della sconfitta subita dell’armata perchè il Senato si attendeva da un momento all’altro di vecfer apparire l’armata nemica davanti la città. Ma Lamba Doria non volle inoltrarsi nell’Adriatico, sia per la stagione avanzata, sia perchè anche la sua armata era rimasta duramente provata. Il Manfroni (2) asserisce anzi che le perdite di morti e feriti dei Genovesi superassero quelle dei Veneziani. Lamba Doria in tutta fretta fece ritorno a Genova dove giunse ai primi di ottobre; egli fu accolto con grande onore ed ebbe in dono dal Comune una casa con perpetua esenzione da imposte. Se la vittoria di Curzola fu grande, le sue conseguenze non furono proporzionate, giacché sia i vinti che i vincitori ne uscirono egualmente prostrati in un momento critico per la situazione politica italiana. Le due Repubbliche aderirono perciò alle richieste del Pontefice, di Carlo II0 e di Matteo Visconti per concludere la pace, e Genova fu costretta anzi ad affretarne le trattative dal violentissimo scoppio di una nuova lotta intestina (25 maggio 1299). Lamba Doria nel 1299, al pari di Corrado Spinola, dovette rinunziare al Capitanato del Popolo ed in sostituzione dei Capitani ritornò a governare il Comune un Podestà. Finché nel 1339 non venne eletto come primo Doge Simone Bocca-negra, la storia di Genova è tutta una serie di combattimenti, di assedi, di incendi e di stragi prodotte dalle rivalità tra le famiglie più cospicue e come scrive l’imperiale, (1) tutti andarono a gara per distruggere l’edificio di grandezza che avevano costruito i Capitani del Popolo. Di Lamba Doria la storia più non si occupa dopo il suo ritiro dal Capitanato del Popolo. La guerra di Curzola segna il principio della decadenza di Genova. Le pretese Aragonesi sulla Corsica, la conquista degli stessi della Sardegna e sopratutto il dilagare delle discordie intestine che sconvolsero la Repubblica mantenendo una ostilità continua tra le famiglie rivali, arrestarono il pacifico svolgimento delle attività commerciali e finirono in breve a far perdere alla città la sua secolare indipendenza. (1) II Dandolo morì prima di giungere a Genova. Secondo il Ferretti egli mori in dombattiinento stringendo lo stendardo di S. Marco, secondo il Muratori egli morì di dolore per la perduta battaglia; secondo Andrea Navagero infine egli si tolse la vita battendo la testa contro il banco della galera al quale era stretto da catene. (2) Manfroni — Opera citata — Pag. 214. (3) Imperiale — Opera citata — Pag. 324. 22