ta che prese il nome di «Vespri Siciliani» ; essa fu più che il frutto di un sentimento nazionale, la conseguenza del risentimento dei Siciliani contro l’eccessiva tassazione imposta daH’Angioino e contro la soppressione dei privilegi goduti dalla nobiltà e dal clero dell isola. Da varie fonti risulta che la rivolta covava da tempo sapiente-mente preparata e che la scintilla scoppiata a Palermo trovò il terreno ovunque favorevole perchè l’incendio si propagasse con rapidità fulminea in tutta l’isola. Mentre avveniva la rivolta di Palermo, l’armata catalana, forte di 24 galere e di circa altrettante unità minori, lasciava le coste spagnole al comando dello stesso Re al fianco del quale stava Ruggero di Lauria. (1) Alla fine di giugno l’armata giunse sulle coste di Algeria. Re Pietro preferì d’attendere prima di muovere verso l’isola che la rivolta si consolidasse. Assalì perciò Alcoli che conquistò e rimase poscia colà in attesa degli avvenimenti. Quando ebbe notizie sicure che ormai gli Angioini avevano dovuto sgombrare la Sicilia, il 24 agosto l’armata diresse su Trapani dove giunse ai primi di settembre proseguendo subito dopo per Palermo. Il Manfroni (2) assicura che ormai la fama dell’abilità del Lauria era diffusa tra i Comiti e gli Ufficiali dell’armata e che oltre alla benevolenza del Sovrano fu appunto il voto imamine dei marinai che lo portò in così breve tempo al Comando. Il Lauria aveva infatti fin dalla partenza dai porti catalani l’occasione di dimostrare le più eminenti doti di provetto marinaio, ed i consigli da lui dati al Re furono sommamente apprezzati da tutti i comandanti delle unità dipendenti. Carlo d’Angiò, appena scoppiata la rivolta in Sicilia, diede ordine all’armata concentrata a Brindisi di dirigersi verso lo stretto di Messina per unirsi alle unità di Napoli già presenti in quelle acque. Carlo si rivolse anche a Venezia perchè l’armata di Giacomo Tiepolo fosse messa a sua disposizione per sedare l’insurrezione. Ma la Repubblica non volle accondiscendere al desiderio perchè essa non giudicava potesse esserle utile una guerra che non avrebbe potuto fruttare alcun vantaggio territoriale nè commerciale. Secondo quanto afferma il Manfroni (3) nell’armata angioina si trovavano alcune galere di privati armatori di Pisa, di Genova e di Venezia che il Re era riuscito a noleggiare per la campagna di quell’anno. (4) L’armata angioina si riunì a Catona, sulla costa calabra dello Stretto dopo di aver invano tentato di rioccupare Messina ormai (1) Muntaner — Cronache Catalane. (2y C. Manfroni — Opera citata — pag. 81. (3) C. Manfroni — Opera citata — pag. 81. (4) Nella Istoria di Romania di Marin Sañudo Torsello — Cron.iques greco-romanes — Ed. Ch. Hopf è detto a pag. 148 che «tra i vascelli armati da Carlo d’Angiò ve ne erano molti di Veneziani e tra questi Misser Marco Badoer e Giacomo Tiepolo. 37