Dislocato a Napoli di Romania il Provveditore d’Armata Alvise Loredan con otto galere, cinque altre a Zante e sei col Provveditore d’Armata Zantani davanti a Valona ed alla Vojussa, egli colle rimanenti 23 fece rotta verso l’Arcipelago per distruggere le unità di Camalli partite da Modone, ma Camalli, senza essere scorto da nessuno, aveva lasciato l’Arcipelago e si era diretto verso il Mediterraneo occidentale dove compì varie azioni di sorpresa sulle coste di Barbaria, alle Baleari e nel Tirreno. (1) Il Pesaro si recò allora a Napoli di Romania dove imbarcò 200 stradiotti a cavallo e diresse verso la costa di Anatolia dove saccheggiò varie città e borgate ed anche le isole di Scio e Metelino. Ritornato sulla costa greca assalì e pose a sacco Castelfranco e Megara dove catturò anche due fuste corsare i cui equipaggi furono tutti passati per le armi. Lasciata la cavalleria a Napoli egli fece ritorno a Corfù dove seppe della caduta di Durazzo per tradimento. La resa di Durazzo avvenne mentre Domenico Dolfin era a Corfù ed il Provveditore d’Armata Zantani a Saseno, ed i due Sopracomiti Vinciguerra Querini e Zuane Vitturi avevano anche lasciato Durazzo. Ma il maggior responsabile della resa di Durazzo e della scarsa vigilanza che si esercitava sulla costa albanese era il Dolfin che non aveva mai lasciato Corfù. In un codice manoscritto della biblioteca del Museo Correr (2) è riferito che il Dolfin era accusato di far commercio di grani e che per accudire a questo se ne stava quasi in permanenza a Corfù col pretesto di lavori dei quali abbisognava la sua galera. Dallo stesso manoscritto risulta che il Pesaro «bandite fuora de la galia» il Dolfin e lo inviò a Venezia con un grippo e mandò anche a Venezia i due Sopracomiti Querini e Vitturi. (3) Il Senato nominò Capitano in Golfo in sostituzione del Dolfin, A. M. Contarmi, ma al Dolfin non venne inflitta alcuna punizione e fu anzi nell’inverno nominato Oratore presso il Gran Maestro di Rodi. Il Pesaro pensò subito di procedere alla riconquista di Durazzo nella speranza di avere l’aiuto dell’armata portoghese della quale si attendeva l’arrivo nelle acque di Corfù. La flotta portoghese giunse infatti il 29 Agosto. Essa era sotto il comando di Don Giovanni di Menesses conte di Tarucha ed era composta di 31 unità tra le quali due grosse carache di tre o quattro mila botti. (1) Secondo le informazioni di Giovanni di Tabia, console veneziano a Scio, riportate dal Sañudo sulla flotta di Camalli vi era un pilota dell’isola di Ivizza. Camalli disponeva di 8 galeotte da 22 banchi, due remi per banco tra il fogone e l’albero e il resto a un remo, e di 13 galeotte da 12 a 16 banchi con un remo per banco. (2) Deposition de Mr. Marco Zorzi Proto di Albori all’Arsenal delle fation fatte da Benedetto da Pesaro essendo Capitano Zeneral da Mar. Mss. Cicogna 2941 — fase. III). (3) Secondo quanto è riferito nei Diarii del Sañudo risulta che il Pesaro ha dato in dono il fanale di Comando del Dolfin al Capitano francese. (Voi. IV . Col. 148). 131