Il Capitan Pascià colla sua galera e poche altre riuscì ad oltrepassare il gruppo dei vasoeli veneziani, ma le rimanenti prese dal panico abbandonarono la formazione e si lasciarono scadere tra i vascelli verso il largo, bersagliate violentemente dalle artiglierie veneziane. Il Mocenigo allora, fatte tagliare le gomene delle ancore a tutti i suoi vascelli, e fattosi rimorchiare dalla galera del Capitano in Golfo per rimanere meglio padrone della manovra, si gettò addosso alle galere nemiche che, in gran parte vennero catturate o si gettarono in costa. Il Capitan Pascià seguito dalle poche galere rimaste incolumi, riuscì a raggiungere Tenedo. Al cader della notte il combattimento cessò. Esso fruttò ai Veneziani 5000 prigionieri e 3 grosse sultane in perfette condizioni. Tutto il rimanente delle prede venne dato alle fiamme. Il 23 Giugno il Mocenigo, giudicando ormai inutile il restare nelle acque dei Dardanelli, si recò alle Sdille (1) e poscia sotto gli ordini del Provveditore d’Armata Morosini, partecipò all’assedio di Malvasia. In una relazione anonima di persona che si trovava sull’armata ottomana nel 1655, riportata nell’opera del Brusoni, (2) è scritto che se il Mocenigo avesse attraversato colle sue navi il canale tra Metelino e la costa d’Asia invece di passare fuori dell’isola, avrebbe potuto distruggere tutta l’armata di Mustafà ricoveratasi nell’insenatura di Mottona.' L’anonimo scrive anche che quando i Turchi a Metelino furono informati della partenza del Mocenigo dai Dardanelli, «temendo « a guisa di coccali (3) essere veduti, avevano già posto ogni speranza « di salvarsi con lo investire a terra tutte le navi». Nella stessa relazione è riferito che il Capitan Pascià, mentre colle galere stava passando dalla costa d’Asia a quella d’Europa per evitare di scadere sui vascelli veneziani ancorati, andava «per la corsia « bastonando con l’arco li schiavi» e che «se i vascelli veneziani più « da vicino l’avessero abbordato, aveva dato ordine d’investire a terra «e che fossero tagliati a pezzi tutti li medesimi schiavi; pensando « nella morte di quei miseri cinti di ferro sfogare l’animo suo villa-« no con atto così infame e non da Capitano Generale di una Regia Armata». Nella relazione è detto infine che per «serrare la bocca dei gia-nizzeri» perchè nulla riferissero a Costantinopoli sulllesito dello scontro, egli fece dare loro sei paghe. Sebbene il Mocenigo non sia riuscito ad impedire l’uscita in mare di Mustafà, che, come si è visto, potè rifugiarsi a Metelino con 10 vascelli e poche galere, bisogna riconoscere che il combattimento è stato condotto con somma perizia marinaresca e con ardire meraviglioso. (1) Brusoni — Opera citata — Parte I., pag. 271. (2) Opera citata — Parte I, pag. 273. (3) Parola dialettale che significa gabbiano. 160