In questo ambiente Fra Ruggero plasmò sempre più il suo animo alla vita avventurosa e fu tenuto da tutti i colleghi nella massima considerazione. Per la sua attitudine alla vita di mare a lui venne affidato il comando della nave «Falcone» che, a detta del Muntaner, era la più grossa che solcasse allora le acque del Mediterraneo e che era stata acquistata da un’armatore genovese. Col «Falcone» Frate Ruggero con-pì audacissime imprese contro le navi corsare egiziane e contro gli armatori cristiani miranti a violare gli ordini pontifici che stabilivano il blocco commerciale delle coste dell’Egitto. La situazione privilegiata dei Cristiani a S. Giovanni d’Acri ed i decreti papali per il blocco dell’Egitto irritarono profondamente il Sultano Kelavum che vedeva la progressiva decadenza del commercio dei suoi porti; egli perciò si prefisse di scacciare per sempre i Cristiani dalla Siria. Nel 1289 occupò infatti Tripoli e subito dopo si accinse ad effettuare una spedizione contro Acri. Ma egli morì prima di iniziare l’impresa compiuta nel 1291 dal figlio Amelek-Alacraf. Le varie Autorità della città dopo molte discussioni riuscirono a concretare un comune piano di difesa e ad organizzare un esercito di 20 mila uomnii sotto un unico capo. A questo si aggiunsero poche altre truppe giunte nel porto con una piccola armata veneziana, (1) unico soccorso che la città ricevette dall’Europa malgrado le sollecitazioni fatte dal Pontefice a tutti i Sovrani Cattolici. Nel mese di marzo un esercito saraceno forte di 200 mila uomini giunse sotto le mura della città. Non è nostro compito descrivere l’assedio di Acri che fu uno dei più feroci ricordati dalla storia, diremo solo che i Cavalieri del Tempio vi si distinsero tra tutti per il valore e lo spirito di sacrificio. Dopo circa tre mesi di lotta intorno alle mura l’esercito saraceno penetrò nella città. (18 maggio 1291) Continuarono però a difendersi alcuni quartieri nei quali si asseragliarono i rispettivi abitanti, mentre il Re di Cipro imbarcatosi sulle sue navi abbandonava la città. Il Castello dei Templari (2) fu quello che resistette per ultimo. Oltre il Gran Maestro ed i Cavalieri vi si erano rinchiusi altri uomini d’arme e vi avevano cercato rifugio numerose donne e bambini sfuggiti ai crudeli massacri compiuti dagli invasori. Il Sultano concesse al Gran Maestro una capitolazione onorevole ed inviò 300 Saraceni per stipulare l’accordo, ma appena gli infedeli tnrarono nel Castello oltraggiarono le donne che vi si erano rifugiate. I Cavalieri allora sdegnati per questa violazione del diritto delle genti uccisero tutti i Saraceni. Il Sultano ordinò allora che il castello venisse conquistato con la forza. Per raggiungere lo scopo i Saraceni scavarono delle mine sotto le mura e specialmente sotto la torre Maledetta che dopo pochi giorni precipitò seppellendo tra le sue rovine quasi tutti i difensori e gran numero dei Saraceni. Frate Ruggero, che si portò valorosamente durante 1 assedio, riuscì però ad aver salva la vita e potè (1) Questa spedizione venne finanziata dal Pontefice. (2) Michaud — Opera citata — Voi. V. Pag. 170 58