na nel Mar Ligure, fece allestire ed equipaggiare con rapidità sorprendente tutte le unità che erano nel porto di Genova. Egli potè cosà avere pronte 58 galere ed 8 panfili delle quali unità egli stesso prese il Comando. 11 Morosini non riuscì ad incontrarsi collo Zaccaria e perciò mosse senz’altro verso Genova dove giunse il 31 luglio e sfidò senz’altro il Doria ad uscire al largo, sperando di impegnare il combattimento primo dell’aTrivo dello Zaccaria. Ma Oberto Doria temporeggiò sapendo prossimo l’arrivo del suo Ammiraglio e quando le 30 galere furono in vista si dispose ad uscire in mare. Il Doria sperava di prendere così tra due fuochi l’armata pisana, ma questa, comprendendo la mossa del nemico, nella notte si allontanò, facendo rotta verso la riviera di Ponente. Oberto Doria disponeva ormai di una larga superiorità numerica sul nemico e aveva quindi il desiderio di misurarsi al più presto coll’avversario, perciò all’alba dell’indomani uscì dal porto appostandosi lungo la costa davanti a Sturla nella speranza che il Morosini ritornasse in quelle acque, ma il suo desiderio non si avverrò. Egli inviò allora i suoi esploratori alla ricerca del Morosini e con tutta l’armata fece rotta su Porto Maurizio. Ivi giunto ebbe notizia che il Morosini aveva proceduto per Capo Corso e decise senz’altro d’inseguirlo. Ma giunto nelle acque della Corsica seppe che l’armata pisana aveva fatto l’acquata ed era partita subito dopo per rientrare a Porto Pisano. Oberto senza perder tempo fece rotta sul porto nemico dove infatti giunse subito dopo l’arrivo del Morosini. Desideroso di venire senz’altro al combattimento il Doria diede ordine allo Zaccaria di mantenersi con le sue 30 galere a rilevante distanza dal grosso dell’armata e di tenere le vele ammainate e gli alberi abbattuti in modo da non esser veduto o che almeno le sue galere fossero ritenute delle unità minori. In caso di contatto però lo Zaccaria ebbe ordine di alberare e di attaccare di rovescio. Le rimanenti 63 galere ed 8 panfili furono da Oberto disposti in linea di fronte leggermente rientrante al centro. Egli prese posto al centro della linea avendo a dritta ed a sinistra, intercalate tra le sue, galere armate dalle città e dai borghi rivieraschi e quelle delle «compagne» (1) ognuna delle quali aveva a bordo un comandante di reparto alla sua diretta dipendenza. Ai lati della Capitana erano la galera «S. Matteo» armata dalla famiglia Doria e la galera di casa Spinola. Su queste due galere erano imbarcati tutti gli uomini atti alle armi appartenuti alle due potenti famiglie che vollero così dare ai loro concittadini un magnifico esempio di amor di patria. In un documento riportato da Jacopo Doria e riprodotto anche nell’opera dell’imperiale (2) risulta infatti che sulla galera «S. Matteo» si trovavano ben 250 membri della famiglia Doria che disimpegnavano (1) Manfroni — Opera citata — Pag. 127. (2) J. Doria — La chiesa di S. Matteo — Pag. 250-56. 14