il litorale dalmato collo scopo di obbligare i Veneziani ad uscire dal porto di Zara dove attendevano gli eventi. Il Dandolo aveva ai suoi ordini 98 galere. Egli, informato delle forze del nemico e sapendo di avere un numero di galere superiore decise di muovere al suo incontro. Al tramonto del 6 settembre le due armate si avvistarono nel Canale tra Curzola e Meleda. L’armata di Lamba Doria era ancorata nel Canale e quella del Dandolo a sud dell’isola di Curzola. Nella notte i Genovesi fecero l’illuminazione per celebrare la festa della Natività della Vergine. Al mattino successivo il Dandolo, salpate le ancore, mise la sua armata in formazione lunare muovendo risolutamente contro il Doria, che aveva fatto frenellare le sue galere e ne aveva distaccate 15 nel Canale tra Curzola e la costa dalmata, dando ad esse ordine di attaccare la linea veneziana alle spalle appena si fosse impegnato il combattimento. Contro le previsioni del Dandolo che riteneva dovesse mettersi il vento dal largo, il vento da terra rinfrescò sempre più. Ciò rese difficile l’avanzarsi in formazione serrata da parte dei Veneziani, tanto più che alcune galere, temendo di incagliarsi sui bassifondi, si allontanarono dalla formazione. (1) I Genovesi spinti dal vento in poppa raggiunsero in breve la linea nemica e la mischia divenne subito intensissima. Dai castelli di prora si gettava dai Genovesi olio bollente, calce viva mista a sabbia che trasportata dal vento paralizzava i Veneziani. Appena le due linee furono a contatto la riserva genovese uscì dal agguato attaccando di fianco ed alle spalle i Veneziani che presi dal panico si arresero in grandissimo numero. La Battaglia di Curzola, come scrive il Gavotti, (2) può servire di modello anche per le battaglie, navali del periodo moderno; giacché anche oggi l’Ammiraglio che riuscirà a scompigliare la flotta nemica con un primo attacco fulmineo e far giungere contemporaneamente una riserva inattesa avrà le maggiori probabilità di vincere. Mentre alla Meloria alcune navi furono affondate dai rostri, a Curzola nessuna unità subì questa sorte, il che indica che la tattica dell’urto era passata in disuso forse perchè le galere erano costruite più solidamente e non potevano così esser animate da una velocità sufficiente per ottenere un vantaggio decisivo coll’urto. A Curzola la vittoria fu frutto dell’arrembaggio, del lancio dei proiettili e della lotta a corpo a corpo. La rotta dei Veneziani fu completa e i Genovesi presero 84 galere mentre soltanto 12 condotte da Menego Sciavo, riuscirono a dirigere verso Venezia giungendovi incolumi. (1) Dandolo Cr. — Col. 408. (2) Gavotti -— La tattica navale da Temistorle ad Ito. 21