nia e di Francia godevano nel Consiglio, tanto più essendo francese il Gran Maestro Emanuele di Rohan. La lettera del Caracciolo merita di essere ricordata perchè in essa egli prospettava l’opportunità per il Re di Napoli di occupare le isole maltesi che gli spettavano «in forza del diretto dominio che sempre « il conserva sull’isola medesima, perchè ne fu il donatore, poco im-« portandogli la sussistenza dellOrdine che vi si trova e la difende». (1) Nella primavera del 1792 il Caracciolo sempre al comando della «Sirena» scortò a Livorno la fregata toscana «Ferdinando III» e rimase poscia nell’alto Tirreno per proteggere il commercio dai corsari. Nel maggio infatti diede la caccia a due sciabecchi algerini, uno da 26 e l’altro da 16 cannoni che egli raggiunse nella rada di Cavallaire, località del dipartimento di Frejus. Malgrado gli sciabecchi si trovassero nelle acque territoriali francesi egli continuò a cannoneggiarli colpendo anche una tartana francese. A nulla valsero le proteste delle Autorità locali ed i due sciabecchi furono costretti a gettarsi in costa. Gli equipaggi composti di 600 uomini scesero a terra sempre battuti dalle artiglierie della fregata napoletana. Il Governo di Francia fece vivaci proteste per la violazione della neutralità compiuta e il Caracciolo venne sbarcato dalla «Sirena». Egli ottenne però poco dopo il comando del vascello da 74 cannoni «Tancredi» che aveva 700 uomini di equipaggio. Pochi mesi dopo a scopo d’intimidazione, una piccola squadra francese al comando dell’Ammiraglio Latouche-Tréville comparve nel golfo di Napoli. L’Ammiraglio sperava che la presenza della squadra rivoluzionaria avrebbe potuto produrre una insurrezione popolare, ma quando i Francesi sbarcarono sul molo salutati dalle artiglierie regie : «l’accoglienza dei popolani fu così minacciosa e le grida di « Viva lo Re nuosto» così umanimi che essi stimarono prudente to-« gliersi il capello e di gridare anch’essi «Viva il Re».(2) * * * Profondamente irritato per l’umiliazione subita e desideroso di vendicare la morte sulla ghigliottina di Luigi XVI, nell’estate del 1793 Re Ferdinando firmò una convenzione coll’Inghilterra impegnandosi a muover guerra alla Repubblica francese. La Marina Napoletana potè mettere a disposizione degli Inglesi i vascelli «Tancredi» - «Sannita» e «Guiscardo» tutti da 74 cannoni, le fregate «Sibilla», «Minerva», «Aretusa» e «Sirena», le corvette «Aurora» - «Fortuna», i brigantini «Vulcano» e «Sparviero», sei galeotte, dieci bombardiere e 74 cannoniere. Questo complesso di unità era veramente di importanza non indifferente e costituiva per gl’inglesi un aiuto non trascurabile perchè permetteva loro d’impegnare un maggior quantitativo di navi in Oceano per fronteggiare le armate repubblicane. (lì Malta in virtù della donazione di Carlo V era sotto la sovranità nominale del Re delle Sicilie. (2) F. Serrao e Gregori — La Repubblica Partenopea. 186