fine Urbano impose all’imperatore Giovanni di recarsi a Buda e di compiere l’abitura nelle mani del Re d’Ungheria, giurando una formula che Urbano stesso aveva preparato. La Repubblica di Venezia, volendo dimostrare la sua buona volontà per la riuscita della Crociata, offrì (1) al Re di Ungheria da 2 a 5 galere per la durata di 6 mesi per il trasporto delle truppe; ma l’offerta non venne accolta dal Re che, come abbiamo detto, aveva deciso di mandare il suo esercito verso Costantinopoli per via di terra. Le somme occorrenti per far fronte alle spese della Crociata furono raccolte da Amedeo, in parte con privilegi pontifici, in parte con oblazioni di devoti e di peccatori che confidavano nei beni spirituali promessi dal Pontefice, ed in parte con somme fornite dalla sua cassetta privata. (2) Qualche principe Cattolico offrì al Conte aiuti in denaro ed il più generoso di tutti fu suo cognato Galeazzo Visconti che gli consegnò 85 mila fiorini (3). Questa generosità del Visconti però era dovuta sopratutto alla parentela che lo univa allTmperatore Paleologo. L’Imperatore Carlo IV° invece, malgrado le promesse, non concedette alcun aiuto finanziario. Il Pontefice grato per l’opera della Serenissima, aderì alla richiesta che gli rivolse il Senato e con Bolla del 23 Giugno 1366 (4) concedette che da 4 a 8 galere potessero recarsi a trafficare in Egitto portandovi però soltanto merci veneziane, eccettuate quelle proibite e non recassero nocumento nè alla crociata in via di attuazione, nè alla Chiesa. Il Senato Veneziano volendo allora dimostrare la sua gratitudine al Pontefice, per la decisione di riportare a Roma la sede del Papato, inviò ad Avignone una speciale ambasceria per offrirgli 10 galere di scorta durante il viaggio. Il Pontefice si accontentò di 5 sole galere e 'ne accettò altre 5 da Genova ed alcune da Pisa e dalla Regina Giovanna di Napoli. Le galere ebbero ordine di trovarsi a Marsiglia il 15 Maggio 1367. (5). Lo stesso Senato inoltre, prima di dare il definitivo consenso al concentramento a Venezia di un così rilevante numero di milizie, mandò un suo legato a Pavia dove Amedeo si trovava ospite del cognato nel magnifico Castello che Galeazzo aveva appena ultimato. Il Legato chiese ed ottenne dal Conte impegno formale che la spedizione d’oltremare che stava per compiersi non avrebbe molestato le navi (1) I Libri Commemoriali della Repubblica di Venezia — Libro VII — 263. (2) Dai documenti riportati nell’opera già citata di P. Datta risulta che giunto Amedeo a Venezia vendette per far denaro tutto il suo vasellame d’argento ricavandone lq somma di 778 ducati d’oro di Venezia. (3) Vedi conto Barbieri n. LXXXXVIII — pag. 20-21 — Oltre a questi Galeazzo gli donò altri 20 mila fiorini. (4) Libri Commemoriali — Libro VII — 267. (5) Libri Commemoriali — Libro VII — 270. 80