« pare nell’agguato e di aperto disordine» (1) ed anche «di non aver « nè ben tenuta contro il nemico l’armata». Dopo la descrizione fatta della battaglia risulta evidente che le accuse contro il Pisani non avevano alcun serio fondamento e che esse erano invece la conseguenza di quel sentimento di invidia e di risentimento dei patrizi che avevano combattuto a Pola sotto i suoi ordini che non si erano comportati col valore necessario e con quello spirito di disciplina che è indispensabile per ottenere le vittorie. Per queste ragioni molte famiglie del patriziato, che avevano avuto dei loro membri tra i combattenti sotto gli ordini del Pisani, si accanirono contro di lui e si prefissero lo scopo di allontanarlo per sempre dal comando. Sembra anche che l’ostilità di così gran parte del patriziato contro il Pisani fosse dovuta al suo carattere ed al suo modo di fare alquanto spregiudicato che gli aveva invece procurato il favore del popolo ammiratore entusiasta della sua rude franchezza e della sua grande perizia marinaresca. Lunghe furono le discussioni in Senato sui provvedimenti da adottare contro il Pisani ed egli venne sostituito nel comando da Taddeo Giustinian. A Vettor Pisani vennero inflitti sei mesi di carcere e nello stesso tempo venne deliberato che egli non potesse avere alcuna carica per la durata di cinque anni. Nei mesi di Giugno e Luglio vennero presi dei provvedimenti difensivi e si chiamò Jacopo Cavalli per la difesa dei porti d’accesso della laguna con palafitte, con catene, con navi armate di bombarde e con torri in vicinanza dell’entrata dei passi. Specialmente venne difeso il porto del Lido. Nello stesso tempo venne allestita una flottiglia lagunare della quale ebbe il cornando Giovanni Barbarigo. Ai primi di Agosto Pietro Doria giunse a Zara dove potè organizzare la sua poderosa armata composta complessivamente di 80 unità tra galere e navi da carico. A queste si aggiunsero anche 114 unità atte a navigare nei bassi fondali della laguna. Pochi giorni dopo il Doria salpò da Zara e dopo aver saccheggiato vari porti dell’Alto Adriatico si presentò nelle acque di Venezia. Sebbene l’arrivo dell’imponente armata davanti a Venezia fosse da tempo atteso, il Senato non aveva impartito ancora l’ordine a Carlo Zeno di far ritorno a Venezia per partecipare alla difesa della città ed anzi al suo arrivo a Modone egli aveva trovato l’ordine di recarsi a Costantinopoli nella speranza che, data l’amicizia dello Zeno con molti personaggi influenti di quella Corte, sarebbe riuscito a concludere un’ alleanza coll’ Impero Bizantino. Lo Zeno aveva quindi fatto rotta verso Costantinopoli dove però non era riuscito a concludere l’alleanza desiderata ed allora aveva fatto rotta per le coste di Siria scortando un grosso convoglio di navi mercantili. Durante una sosta fatta a Cipro, dove si era riunito alle forze di quel Re per tentare di togliere Famogosta ai Genovesi, fu raggiunto da un dispaccio del Senato contenente l’ordine di far ritorno al (1) Anonimo — Opera citata. 110