citato dal Lauria al quale era stato concesso dal Pontefice anche il titolo di Vice Ammiraglio di Santa Chiesa. (1) Il Manfroni descrive molto chiaramente l’azione svoltasi (2). Il Lauria dispose le sue galere in linea di fronte ad angolo saliente parallelamente alla costa e con la prora al largo ed a brevissima distanza tra loro. Le varie unità furono legate con catene e grossi cavi ad eccezione di 6 tenute in riserva poco lontano dalle altre per poterle impiegare nei punti della linea più minacciati oppure per far assalire di rovescio la formazione nemica. Le galere siciliane si spinsero all’attacco anch’esse in linea di fronte avendo la galera Capitana al centro della formazione ed esse pure si infrenellarono senza però tenere alcuna unità libera di accorrere dove ve ne fosse bisogno. Il combattimento si iniziò a distanza di lancio delle balestre ma in breve le due armate si avvicinarono ancora. Uno dei comiti Siciliani, anzi, impaziente di venire a contatto, fece tagliare i cavi che lo univano alle galere di fianco e, fatto forza coi remi, mosse all’abbordaggio del nemico. Ciò produsse una generale confusione nella linea siciliana. Il Lauria giudicò allora essere giunto il momento per far attaccare la linea avversaria di rovescio dalla riserva. I Siciliani sorpresi da questa mossa si disordinarono sempre più e, vista ormai l’impossibilità di vincere, cercarono di sottrarsi colla fuga ad una inevitabile completa distruzione. II generoso Re Federico riuscì a salvarsi con 18 galere e tutte le altre vennero prese all’abbordaggio. Gli equipaggi del Lauria anche questa volta diedero prova della più grande ferocia contro i prigionieri, in gran parte gettati a mare o massacrati. La ragione di tanta crudeltà da parte del Lauria vuole da alcuni storici contemporanei essere spiegata dal desiderio di vendicare la condanna a morte inflitta da Re Federico al nipote Giovanni, (3) dopo la sua cattura nel combattimento di Milazzo. Ma ciò evidentemente è solo una speciosa scusa perchè il Lauria anche questa volta non ha fatto nè più nè meno di quanto era abituato a fare dopo tutte le sue vittorie. Secondo alcuni cronisti contemporanei sembra che lo stesso Re Federico sia rimasto prigioniero nel combattimento e che sia riuscito ad aver salva la vita solo perchè potè fuggire corrompendo con lauto compenso i Catalani ai quali era stato dato in custodia. La sconfitta dell’armata di Federico produsse effetti deleteri in tutta la Sicilia, dove non si sapeva più a quali mezzi ricorrere per salvarsi dall aborrita dominazzione angioina. L’unica speranza rimasta era (1) Minieri Ricci — Studi storici sugli Angioini — pag. 21. (2) C. Manfroni — Opera citata — Pag. 180. (3) Vell’opera citata di M. Amari è scritto che il Lauria «con sinistra voce « gridava vendicate Gian Loria» e nobili e plebei immoliti cadeano con mazze, coltelli, o scagliati in mare. 52