Thurn, di Forteguerri e di altri ufficiali provenienti tutti dalla Marina del Granducato di Toscana non vedessero con simpatia il Caracciolo e gli ufficiali napoletani e che tra questi ve ne fossero molti imbevuti di sentimenti repubblicani. Sta di fatto che il Mazzitelli fu destinato a capo di un drappello francese per occupare le navi superstiti all’ancora nel porto. Egli stesso occupò la fregata «Cerere» giunta in rada pochi giorni prima, ma su essa egli non inalberò la bandiera partenopea bensì quella francese. Oltre alla «Cerere» il Mazzitelli s’impadronì di due corvette, di due brigantini e di quattro galeotte che alzarono tutte bandiera francese. Le navi inglesi e quelle portoghesi stazionavano sempre nel golfo di Napoli e nella città si viveva con la preoccupazione continua di un bombardamento. Molti perciò dei cittadini in elevata posizione finanziaria avevano abbandonata la città ritirandosi nei dintorni. 11 Caracciolo nei primi tempi rimase estraneo al movimento insurre, zionale, sebbene gli venissero fatte le più forti pressioni perchè prendesse parte attiva alla difesa della libertà della sua patria, minacciata non solo dagli Inglesi ma anche dai Francesi che avevano proclamata la Repubblica Partenopea col solo scopo di combattere i loro avversali, senza preoccuparsi affatto dei principi di libertà dietro ai quali avevano mascherata la loro azione di conquista. Ai primi di Aprile l’Ammiraglio Inglese Troubridge comandante di 8 vascelli alleati, occupò le isole Pontine innalzandovi la bandiera borbonica. Egli s’impadronì anche di Ischia e Procida, dalle quab, insieme ad altre unità napoletane e portoghesi, iniziò il blocco di Napoli. Tra le navi napoletane si trovava la «Minerva» comandata dal Conte di Thurn. Il Caracciolo, viste le difficoltà sempre maggiori che si paravano davanti alla repubblica, e cedendo alle insistenze, accettò di assumere il comando della Marina ed il giorno 9 Aprile lanciò un proclama nel quale non solo usava fiere parole contro i suoi Sovrani, ma si scagliava specialmente contro gli Inglesi accusandoli di essere stati la sola ragione della rovina della Corte ed aggiungendo anche che gli Inglesi tendevano a spogliarli «dei trafugati tesori» mentre ne simulavano la protezione e ne godevano la confidenza. Ciò può spiegare la ragione del suo atteggiamento antidinastico e la sua decisione di passare a combattere attivamente la politica inglese. Il 12 Aprile dalle navi inglesi che bloccavano Napoli venne tentato uno sbarco a Viliena per impadronirsi di una batteria sistemata in quelle vicinanze nel golfo di Pozzuoli. L’azione degli Inglesi non riuscì a permettere loro di costituirsi una base sulla costa, ma impedì che i lavori di difesa venissero proseguiti. Gli insorti si trovarono a lottare contro le milizie del Cardinale Ruffo e contro le navi inglesi; infatti pochi giorni dopo la bandiera borbonica veniva rialzata a Salerno. La mattina del 27 altre milizie realiste attaccarono Castellamare che fu occupata da truppe da sbarco inglesi del «Minotaur» e del «Swiftsure». 191